Vaccino fantasma al carabiniere, la Procura "assolve" l'infermiera

Venerdì 28 Maggio 2021 di Denis Barea
Vaccinazioni nella Marca trevigiana

TREVISO - Anche per la Procura si sarebbe trattato di un semplice errore. Nessun boicottaggio insomma della campagna vaccinale: l'infermiera del vax point non avrebbe immunizzato il carabiniere per sbaglio. Una tesi, quella degli inquirenti, su cui si è sempre trovato in linea il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi: «Se qualcosa non è andato per il verso giusto, crediamo che si sia trattato solo di uno sfortunato errore. Non stiamo assolutamente parlando di persona che si professa No-vax, deve essersi trattato di un caso» ha ribadito a più riprese in riferimento all'infermiera 55enne che, domenica 2 maggio, al Vax Point di Lughignano, aveva mancato la prima dose a un carabiniere fuori servizio.

L'uomo, resosi conto di quello che stava succedendo, ha subito informato i suoi superiori che hanno fatto scattare la perquisizione da parte dei Nas.

IN BUONA FEDE
Ora anche la Procura propende per l'errore commesso in buona fede dalla donna, dovuto all'enorme carico di lavoro a cui la donna, una professionista con 30 anni di esperienza, che lavora nell'ambito dell'assistenza domiciliare integrata e che si era fatta avanti in maniera volontaria per eseguire le sessioni di vaccinazione, si è trovata di fronte. Così per il sostituto procuratore Mara De Donà, il magistrato che si sta occupando del caso, il fascicolo è con tutta probabilità destinato all'archiviazione. Il pubblico ministero ha letto ieri le carte della relazione dei Nas e il resoconto dell'interrogatorio cui l'infermiera è stata sottoposta: non emergerebbero elementi tali da far ritenere il gesto un volontario sabotaggio delle campagna di profilassi. Resta comunque sotto sequestro il cestino per i rifiuti speciali in cui era stata gettata la siringa per il vaccino, che era in effetti ancora piena, ma in cui erano presenti soprattutto tutte quelle vuote che la donna aveva già utilizzato fin dalle prime ore del mattino. Un dettaglio questo che depone a favore dell'infermiera e che ha di fatto ridimensionato la vicenda. Il caso era scoppiato dopo che il carabiniere aveva segnalato ai colleghi in servizio di aver notato l' infermiera gettare in un bidoncino la siringa con il siero da inoculare ancora all'interno, nonostante avesse in precedenza percepito la puntura al braccio dovuto all'iniezione che però non sarebbe avvenuta. E il pensiero è andato subito ad Emanuela Petrillo, l'ex assistente sanitaria di Spresiano che nel periodo in cui era stata stata in servizio a Treviso e in Friuli, secondo la Procura di Udine che l'ha mandata a processo per falso, omissione in atti d'ufficio e peculato, non avrebbe effettuato la profilassi su almeno 8 mila pazienti, in gran parte bambini.

GLI ACCERTAMENTI
L'azienda sanitaria trevigiana si era offerta di effettuare sul militare il test che, a distanza di due settimane, misura la presenza di anticorpi e la risposta immunitaria. L'esito di quegli esami era stato però inequivocabile: il carabiniere diceva la verità perché nel suo corpo non c'era alcuna risposta anticorpale al virus Covid-19. La donna, nei cui confronti era stato aperto un fascicolo in cui si ipotizzava il reato di omissione in atti d'ufficio e falso, si era sempre difesa sostenendo che quello che era successo era stato una banale svista. «Ero convinta di aver fatto il vaccino - ha detto - ma il web, per questa svista, mi ha linciata. Non sono una no vax, ho fatto tutte le vaccinazioni e mi sono sottoposta alle due due dosi della profilassi anti Covid. Non so cosa sia successo, probabilmente è stata colpa della stanchezza, ho infilato l'ago nel braccio ma non ho spinto lo stantuffo della siringa». Al fianco della 55enne da subito si sono schierati anche i colleghi, tutti a dire che si sia trattato di un evento sfortunato.
 

Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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