Torna dal Sud America e non fa la quarantena: segnalato dal medico di famiglia, rischia la denuncia

Martedì 21 Luglio 2020
Torna dal Sud America e non fa la quarantena: segnalato dal medico di famiglia, rischia la denuncia
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TREVISO - E' rientrato nella Marca dal Sud America. Ma non rispetta l'isolamento domiciliare di due settimane obbligatorio per chi torna da Paesi extra Schengen, come dettano le misure di prevenzione contro la diffusione del coronavirus. E ora rischia di essere denunciato. La segnalazione è stata inoltrata ieri al servizio Igiene e sanità pubblica dell'Usl della Marca dal medico di famiglia che assiste l'uomo.

«Il sistema non funziona dice a chiare lettere Brunello Gorini, segretario della Fimmg, la federazione dei dottori di base di Treviso non possono essere i medici di famiglia a sapere chi rientra dall'estero e chi torna dalle ferie. In sei mesi non è stata messa in piedi un'organizzazione adeguata per eseguire i tamponi su tutti quelli che passano la frontiera». Davanti a questo caso specifico, però, l'azienda sanitaria non è rimasta a guardare. «L'uomo è già stato preso in carico hanno specificato ieri dall'Usl adesso verrà contattato». Al momento non si sa se è stato o meno contagiato dal coronavirus.
 
L'ISOLAMENTO
La quarantena a casa per due settimane è precauzionale. Ma è obbligatoria per chi rientra da Paesi non Schengen. Ecco perché se verrà confermato il mancato rispetto della regola, scatterà la denuncia. «E' l'unica via per chi va in giro nonostante sia tenuto alla quarantena obbligatoria» conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria. Se verrà ritenuto necessario, si procederà subito con il tampone. Ma sul rispetto delle limitazioni non si transige. Non sono previste particolari restrizioni solo per chi rientra in Italia da Paesi dell'Europa: Andorra, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Città del Vaticano, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Principato di Monaco, Regno Unito e Irlanda del Nord, Repubblica Ceca, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria. In tutti gli altri casi, quando le porte non sono proprio chiuse, c'è l'obbligo di isolamento a casa per 14 giorni. 

IL PROBLEMA
Il servizio Igiene e sanità pubblica sta facendo un super lavoro. Resta il fatto che le richieste di controlli per il Covid-19 piovono quotidianamente da tutte le parti. I medici di famiglia sono le prime sentinelle sul territorio. Proprio da loro, però, giunge un grido d'allarme. «Arrivano persone da Paesi dove vige il coprifuoco contro il coronavirus e nessuno le controlla. Poi, magari, il medico di famiglia viene a sapere che chi è rientrato presenta dei sintomi. Ma come può intervenire prima in queste condizioni? chiede Gorini noi prescriviamo tutti i tamponi che riteniamo necessari. Alla fine, però, è il servizio Igiene e sanità pubblica a decidere quali devono essere fatti e quali no. Sostanzialmente si decide sulle prescrizioni di un medico, senza nemmeno vedere il paziente. Il sistema non garantisce una tutela rispetto a chi torna dall'estero. E' per questo che dico che non funziona». Sul fronte della normale attività ambulatoriale, invece, le cose sembrano più tranquille. Dopo il periodo di lockdown, in concomitanza con la ripresa delle attività lavorative, i medici di famiglia erano stati tempestati di richieste di tamponi. Adesso non è più così. «C'è una calma surreale tira le fila Bruno Di Daniel, segretario dello Snami di Treviso le cose stanno tornando alla normalità. La speranza di tutti, ovviamente, è che alla fine non ci sia nessun brusco risveglio con l'arrivo di una seconda ondata di contagi da coronavirus tra l'autunno e l'inverno».
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