Scuola online tra gli ostacoli: «Metà degli studenti è senza computer»

Sabato 21 Marzo 2020 di Elena Filini
Scuola a distanza
TREVISO - Gli edifici sono chiusi. Ma la scuola è aperta. E sperimenta nuovi equilibri. A due settimane dallo stop con decreto governativo per limitare il contagio da Covid 19, il Provveditorato e i dirigenti cercano di orientarsi con la nuova didattica a distanza. Funziona, o al contrario, amplia le differenze sociali? È efficace o non fa leva sul senso di responsabilità dei ragazzi? La nuova modalità, che in molti casi inizia a ingranare, resta però un nodo. Legato soprattutto alle valutazioni. Nell’incertezza del futuro, nell’imprevedibilità della durata, oggi i docenti sono chiamati a pensare a nuovi criteri. «Neppure il Ministro fa previsioni su quanto potrà durare questa situazione -conferma Barbara Sardella, dirigente dell’ufficio scolastico- Indicazioni formali non ne abbiamo, ma tutto lascia pensare che il termine del 3 aprile verrà ampiamente posticipato. Agli studenti raccomando senso di responsabilità. Abbiamo studiato un dresscode per le lezioni on line e stiamo spingendo sull’obbligatorietà di seguire le lezioni a video anche in remoto. Non è una vacanza. E gli insegnanti inizieranno ad emettere le prime valutazioni formative». Resta in piedi il tema del divario sociale. Che si traduce in mancanza di tablet o pc su cui lavorare, e in linee di connessione che non sempre consentono di seguire le attività via web. «È un problema spinoso -ammette Sardella- soprattutto in alcune situazioni». Quella ad esempio del Comprensivo I.
LE ELEMENTARI
«Questa non è una didattica inclusiva, ma esclusiva» conferma la dirigente Luana Scarfì, che ha in gestione una realtà con tante situazioni di emergenza. «Abbiamo una componente molto alta di famiglie straniere ma anche di famiglie italiane con difficoltà economiche. Se la distanza presuppone tecnologie minimamente efficienti, un tablet o un portatile, in molti non ne sono dotati e, insieme, non hanno rete domestica». Per capire la situazione hanno fatto girare un questionario. « Gli esiti? In 2 scuole primarie su 3 più del 50% delle famiglie non ha pc e non ha tablet. Al massimo dispongono di un telefono da condividere in più fratelli. Ora si richiede anche di effettuare una valutazione, c’è da domandarsi in che modo. Se non riusciamo a raggiungere i ragazzi neppure con i materiali». La dirigente si è mossa per acquistare dei tablet ma in questo momento i tempi sono lunghissimi. «Purtroppo la didattica a distanza in certi contesti sociali è una forma di discriminazione. Non è colpa di nessuno, ma questo modo di fare scuola contravviene l’art 34. Perchè così lo studio non è un diritto per tutti». Nel IV circolo, dopo un abbrivio al cardiopalma, la didattica a distanza sta funzionando. « Sono soddisfatto -spiega il dirigente Antonio Chiarparin- anche perchè i ragazzi hanno un grande entusiasmo: moltissimi sono in netto miglioramento. Gli insegnanti si sono lanciati con spirito pionieristico per trovare nuove soluzioni. Abbiamo attivato anche la didattica a distanza alle materne. Insegniamo i primi esercizi per l’educazione personale all’igiene. Giovedì decideremo che criteri valutativi applicare».
E I LICEI
Al Liceo scientifico Da Vinci la situazione è a macchia di leopardo. Da ieri è stato attivato il lavoro in modalità agile per la segreteria. «Abbiamo cercato di dare delle linee di lavoro ai docenti, attivando dei dipartimenti on line con vademecum -conferma il dirigente Dalle Carbonare- Ogni dipartimento stabilisce una quota oraria massima di lezioni. E molti docenti registrano la lezione e la mandano agli studenti. Poi correggono gli elaborati con un videoincontro». Non si può stare sempre sulla piattaforma però. «Il rischio è il crash della rete: google ha già mandato informative in tal senso. I problemi li abbiamo -prosegue- ma mi sembra che bene o male la maggior parte abbia instaurato un rapporto con le classi». Ognuno fa quel che può per trarre del buono da questo anno squinternato. «Onore ai docenti: con questo tipo di didattica si lavora il doppio». Pensiero condiviso anche da Antonia Piva, dirigente del Duca degli Abruzzi. «Da una parte c’è la didattica a distanza che determina un impegno maggiore, dall’altra parte c’è il personale amministrativo che sta lavorando in remoto. Vedo grande abnegazione: mi pare che tutti, anche per motivi di tipo etico, si diano da fare con una dedizione quasi maggiore a quando c’era la scuola aperta. Ma anche i collaboratori hanno fatto un lavoro di sanificazione straordinario. C’è un odore di varechina che ti apre il cuore». Secondo Piva non si tornerà indietro. Dopo aver sperimentato in maniera così invasiva la didattica a distanza, tutte le scuole arriveranno ad una modalità blended, un misto tra presenza in classe e lavoro da remoto. «A quel punto la scuola italiana sarà matura. Quando torneremo all’ordinario credo che potrebbe essere utile per gli approfondimenti e per il flusso del lavoro progettuale usare l’on line. È un’emergenza certo. Ma appunto stanno emergendo anche cose interessanti».
Elena Filini
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