Coronavirus, l'Usl trevigiana cerca disperatamente medici, infermieri e operatori: ma tanti rifiutano il posto

Venerdì 13 Marzo 2020 di Paolo Calia
Coronavirus, l'Usl trevigiana cerca disperatamente medici, infermieri e operatori: ma tanti rifiutano il posto
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Coronavirus Treviso. Non ci vogliono venire. Tanti infermieri, ma anche qualche medico, già pronto, inserito nelle graduatorie, stanno rifiutando l'assunzione nel trevigiano. La paura del Coronavirus impazza. L'Usl trevigiana ha però disperatamente bisogno di forze fresche: attualmente sono 65 gli operatori - tra medici, infermieri e operatori socio sanitari - in quarantena. Entro qualche giorno entrerà in servizio un primo gruppo di 30 infermieri, ma non bastano.

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«In tanti ci dicono di no. Eppure chi fa questo mestiere, chi lavora nella Sanità, non lo fa solo per lo stipendio ma anche per una questione etica, per aiutare le persone. E invece si rifiutano di venire a lavorare da noi». Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl 2, è in trincea da metà febbraio, da quando è iniziato l'assedio del Coronavirus. E assiste a un fenomeno che mai avrebbe voluto vedere: in un momento in cui c'è un disperato bisogno di personale, pescare dalle graduatorie non sempre serve.

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«In tanti, forse per timore, rifiutano l'assunzione», ammette sconsolato. Ma le prime linee chiamate a reggere l'urto di questa pandemia vanno rinforzate, per questo è partito anche l'appello a tornare in servizio agli ex infermieri, a tutti quelli con le competenze necessarie per fare fronte all'emergenza. «Fortunatamente la Regione ci consente di assumere senza vincoli - continua - in questi giorni arriveranno 30 tra nuovi infermieri e operatori Oss». Ma non sono sufficienti: «Per aprile ne assumeremo altri. Però il problema è che in tanti rifiutano. Li chiamiamo attingendo dalle graduatorie e ci dicono che ora non possono, che magari più avanti... Ma il problema è adesso. Abbiamo 65 operatori, tra medici, infermieri e Oss, in quarantena. Torneranno, intanto chi è in servizio non si ferma mai». L'esigenza è di trovare dei sostituti, ma adesso. «Mi sorprendono questi no - continua Benazzi - voglio fare un appello a questi colleghi che sono dubbiosi o forse spaventati: venite a darci una mano, servono professionisti in grado di aiutare chi, da giorni, lavora a ritmi altissimi, operatori che non finirò mai di ringraziare. Avete scelto di lavorare nella Sanità sicuramente per un motivo etico, per la volontà di aiutare il prossimo. Non bisogna avere paura».

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Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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