Casa di riposo Cosulich in ginocchio: altri morti e personale dimezzato. Contagio partito da Geriatria

Martedì 24 Marzo 2020 di Mauro Favaro
Il segno di solidarietà al cancello della casa di riposo Cosulich di Casale sul Sile
CASALE SUL SILE - «Il coronavirus ci ha messo in ginocchio. Sono stati colpiti molti ospiti e molti dipendenti. Il personale è dimezzato. E gli operatori rimasti in servizio sono sottoposti a turni massacranti perché nessuno può dar loro il cambio. Abbiamo bisogno di aiuto per garantire l’assistenza agli anziani. Di questo passo non saremo più in grado. Lanciamo un appello a tutti: ci servono almeno una decina di operatori sociosanitari. Chi può, venga a darci una mano».

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Michele Basso, direttore della casa di riposo Cosulich di Casale sul Sile, gestita dall’associazione Ca’ dei Fiori, va dritto al punto. Il focolaio di Covid-19 sviluppatosi nel centro servizi per anziani di via Bonisiolo è sostanzialmente un ramo di quello che era esploso nel reparto di Geriatria dell’ospedale di Treviso. E ormai è diventato un incendio. Sono già mancati due anziani. A quanto pare, poi, ci sarebbero stati anche altri decessi legati al nuovo coronavirus. I test eseguiti a tappeto hanno confermato che molti altri ospiti sono stati contagiati. Oltre una decina. Tanto che la casa di riposo adesso ha dedicato tutti e 40 i posti letto del primo piano all’isolamento degli anziani con il Covid-19. Non pochi in una struttura che conta un centinaio di ospiti.
PERSONALE AL LIMITE
Il personale sta facendo l’impossibile. Ma è dimezzato. Una ventina di operatori sono risultati positivi e si trovano in isolamento a casa. Sono state registrate positività anche negli uffici dell’amministrazione. L’Usl della Marca sta seguendo il problema in modo diretto. Nei giorni scorsi era andata in soccorso alla struttura affidando alla coop Orchidea l’incarco di fornire personale per sostituire le assenze forzate. Erano arrivati 4 operatori aggiuntivi. Due, però, sono già in malattia. Ecco perché ora il direttore della Cosulich lancia un appello che parte dai canali istituzionali per allargarsi a tutti: «Gli operatori che possono, vengano a darci una mano».
IL FOCOLAIO
Come si è arrivati a questa situazione? Per una coincidenza tanto sfortunata quanto determinante. Il mese scorso un anziano ospite della casa di riposo di Casale, Giandomenico Spolaor, originario del veneziano, era stato ricoverato per un periodo nella Geriatria di Treviso, vendendo dimesso pochi giorni prima di quel fatidico 25 febbraio, quando la morte di Luciana Mangiò, la professoressa 76enne di Paese, primo caso di coronavirus nella Marca, fece emergere la rete di contagi all’interno del reparto. L’anziano nel frattempo era rientrato nella struttura di Casale. In seguito è stato sottoposto a tampone, risultando positivo. A quanto pare, però, a quel punto il virus si era già diffuso nella casa di riposo. Spolaor di seguito è stato nuovamente trasferito nell’ospedale di Treviso, dove è mancato. Ma i contagi nella struttura di Casale non si sono più fermati. Qui l’Usl è intervenuta inviando un proprio geriatra con il supporto di due infermieri. Però ancora non basta. Inizia a farsi sentire anche la stanchezza. Sono tre settimane che gli anziani e il personale sono praticamente blindati nella casa di riposo. Gli ospiti possono parlare con i propri familiari solo attraverso il telefono. È stato attivato un servizio di video-chiamate. Il punto è che non si tornerà alla normalità in tempi brevi.
L’APPELLO
Questa è la situazione che ha spinto il direttore a chiedere una mano: «Facciamo un appello perché le istituzioni intervengano in nostro aiuto per assistere gli ospiti – ripete – un appello per la ricerca di operatori, come è stato fatto a livello nazionale per i medici. Chiediamo più che mai collaborazione e unione. Siamo dalla parte dei familiari che non vedono i propri cari da settimane e che meritano rispetto, siamo dalla parte dei nostri collaboratori e professionisti, che sono in prima linea». Restando in tema di case di riposo, anche quella di Zero Branco registra delle difficoltà, pur non della stessa portata. Nel centro servizi Santa Maria de Zairo di via Milan, gestito dalla coop Insieme si può, sono risultati positivi 12 operatori. Il Comune ora ha stanziato 40mila euro per acquistare dispositivi di protezione. E una parte verrà distribuita anche nella struttura per anziani. Dal canto proprio, la Regione ha dato il via libera agli esami in videoconferenza per la qualifica di 400 nuovi operatori sociosanitari: inizieranno domani e si concluderanno il 26 aprile.

 
Ultimo aggiornamento: 14:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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