Coronavirus, 900 multe in due settimane: anche una vedova accompagnata al cimitero dal figlio

Giovedì 26 Marzo 2020 di Denis Barea
La Polizia locale di Treviso durante i controlli
TREVISO Quasi 900 multe per non aver rispettato i divieti, in appena 15 giorni. Da quando Governo e Regione hanno stretto la morsa dei controlli per far rispettare distanze sociali e quarantena, in modo da tenere a bada il dilagare del coronavirus, i trevigiani hanno rigato bene, ma non benissimo. Questo almeno è quanto emerge dai dati diffusi dalla Prefettura e relativi al numero di persone controllate e alle denunce che sono fioccate a quelli che, mettendo a rischio la salute propria e quella delle altre persone, hanno cercato di fare i furbi. Che comunque sono stati diversi.

CASI EMBLEMATICI
Emblematici i casi di ieri, entrambi a Vittorio Veneto dove quattro runners sono stati fermati perchè correvano all’aperto in area Fenderl, ben lontano da casa, e dove madre e figlio sono stati fermati mentre andavano al cimitero.
La donna, di 82 anni, è stata suo malgrado protagonista di una vicenda che alla fine ha visto finire nei guai il figlio, che era alla guida della sua auto mentre la stava accompagnando al cimitero in cui è seppellito il marito, morto un anno fa. «Sto andando con mio figlio a mettere dei fiori sulla sua tomba» ha candidamente ammesso la donna quando è stata bloccata.
Per il 48enne è però scattata la denuncia, che presto comporterà l’emissione di un decreto penale di condanna a cui, per non vedersi “sporcata” la fedina penale, dovrà fare opposizione rivolgendosi a un avvocato.
Una coppia di coniugi trevigiani è stata invece “beccata” all’autolavaggio mentre puliva i sedili posteriori della loro vettura, dove si erano rotte delle uova.

VERIFICHE NEI BAR
I numeri contengono anche un bilancio delle verifiche che sono state portate a termine nei locali pubblici nella fase in cui era ancora possibile frequentare bar e ristoranti ma rispettando la distanza di sicurezza fra gli avventori. Le persone controllate a partire dal 10 marzo ad oggi in tutta la provincia sono state 14.599. 875 i denunciati (il 16%) e cioè i cittadini che sono stati pizzicati fuori dalla loro abitazione senza una valida ragione personale, di natura medica o per comprovati motivi di lavoro. Meglio dei trevigiani, in numeri assoluti, hanno fatto in provincia di Belluno e Rovigo (326 e 451 denunciati rispettivamente) ma il numero dei controlli effettuati è stato nettamente inferiore.

DROGA E FALSE GENERALITA’
Tra gli indisciplinati c’è quello uscito per sgranchirsi le gambe perché stanco di stare nel mini appartamento in cui abita, l’immigrato residente a Vigonza, in provincia di Padova, che ai carabinieri di Montebelluna che lo hanno fermato e denunciato ha raccontato di essere uscito per una “passeggiata”, quelli pizzicati all’autolavaggio e qualcuno che ha provato ad accampare la scusa del “sono in giro per lavoro” ma che non ha potuto dimostrare nulla. Undici invece l persone che, al momento dei controlli e della denuncia hanno tentato di cavarsela dando false generalità.
Nelle maglie delle verifiche sono poi incappate, sempre nello stesso periodo, anche 36 persone che sono state denunciate per altri reati. Fra questi anche uno spacciatore che, ancora una volta a Montebelluna, solo mezzora prima che scattassero le manette per la vendita di stupefacente era stato denunciato perché in giro senza un valido motivo. Dei 36 denunciati per reati diversi dall’inosservanza di provvedimenti dell’autorità 6 sono stati arrestati.

RECORD DI ARRESTI
Treviso e Verona sono le due province con il “record” di arrestati (in tutto il Veneto sono stati 27) mentre il maggior numero di denunce per altri reati si è registrato a a Padova, con 63 casi. Oltre tremila i locali pubblici che sono stati controllati in provincia di Treviso prima che scattasse la chiusura totale. Per l’esattezza le verifiche sono state 3.252: 16 i titolari di bar, pub e ristoranti che sono stati denunciati, un numero quasi impercettibile rispetto alla mole di verifiche compiute. Quattro invece i locali sanzionati e solo una la sospensione comminata. Si può insomma dire che la “stretta” alla libertà di movimento, dopo che alle persone è stato dato il tempo di comprendere che cosa sia possibile fare e cosa no, è stata rispettata dai trevigiani. Al netto delle gitarelle nei parchi, delle passeggiate in centro a Treviso e delle “imperdibili” corsette dei runner che hanno scatenato l’ira di molti primi cittadini della Marca, in cui sferzava i trevigiani, sono diventanti una sorta di cult sui social network.
 
Ultimo aggiornamento: 10:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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