Figli di coppie omogenitoriali all'anagrafe, il Comune di Treviso lancia un "libretto d'istruzioni". Politici divisi: «A rimetterci sono sempre i bambini»

Giovedì 23 Marzo 2023 di Paolo Calia
Figli di coppie omogenitoriali all'anagrafe, il Comune di Treviso lancia un "libretto d'istruzioni". (foto Unsplash - Max Bohme)

TREVISO - Tre pagine, con tanto di simbolo del comune di Treviso in testa, per sintetizzare i casi in cui la trascrizione dei dati anagrafici dei figli di coppie omogenitoriali può essere accettata o, invece, deve essere rifiutata. Un vademecum realizzato da dirigenti e tecnici dell'Anagrafe di Ca' Sugana e voluto dal sindaco Mario Conte che, in qualità di presidente regionale dell'Anci, poi lo inoltrerà a tutti i sindaci trevigiani e della regione. Una piccola bussola per orientarsi in un mare a dir poco tempestoso. Ogni caso viene analizzato attraverso la lente di quello che la legge in Italia oggi consente. E il risultato è chiaro: hanno possibilità di essere iscritti all'anagrafe, senza passare per il tribunale, solo i figli di due donne che hanno concepito ricorrendo alla procreazione medicalmente assistita. In questo caso non si può parlare di maternità surrogata (pratica vietata in Italia) in quanto una potrebbe aver impiantato nell'utero dell'altra il suo ovulo. Nemmeno questa pratica è ammessa in Italia, ma se viene effettuata all'estero "l'atto - scrivono i tecnici - è trascrivibile e la filiazione riconosciuta all'estero è riconosciuta anche in Italia". In nessun caso invece viene riconosciuto il figlio di due uomini in quanto la "maternità surrogata" sarebbe inevitabile.

Un "libretto d'istruzioni" per le coppie omogenitoriali

«Abbiamo voluto mettere in fila quanto, a oggi, è previsto dalle norme - spiega Conte - per dare un minimo di aiuto ai sindaci. Ma questo non cambia la realtà delle cose: serve una legge che aiuti primi cittadini. Ci sono troppi coni d'ombra da chiarire. Il mio unico obiettivo è difendere fino in fondo i diritti dei bambini. Quando arrivano qui sono persone con un cuore e un'anima e devono avere gli stessi diritti di tutti. Per esempio: come ci si comporta di fronte a un figlio di due uomini concepito all'estero sicuramente con una maternità surrogata? In Italia non è una pratica consentita, ma questi bambini ci sono e non possono essere ignorati. Serve una legge. Detto questo, io rispetto le norme: le trascrizioni le facciamo quando c'è un provvedimento del giudice che lo impone. Se una coppia monogenitoriale viene qui a chiedere semplicemente l'iscrizione del figlio non possiamo farlo, anche se faremo di tutto per aiutare.

E se dovesse arrivare una circolare del prefetto, per chiedere di non procedere con le iscrizioni, non potrei fare altro che osservarla».

Le reazioni

La posizione di Conte, la richiesta di una legge chiarificatrice, ha provocato fibrillazioni nel centrodestra. Riccardo Barbisan, capogruppo della Lega a palazzo dei Trecento, è molto netto: «Secondo me il vuoto legislativo è colmato dal pronunciamento della Corte di Cassazione che dice chiaramente cosa si può o non si può fare. Se dipendesse da me, una legge non la farei. Poi io parlo da politico, Mario da amministratore». Sempre dal fronte leghista si schiera accanto al sindaco anche l'assessore regionale Roberto Marcato: «Ha ragione Conte, al netto delle sensibilità e delle idee politiche di ognuno, tutte legittime, è evidente che siamo in una sorta di limbo dove si corre il rischio che la vittima sia solo il bambino. Il sindaco ha posto un problema a cui va data una risposta». Fratelli d'Italia invece resta sulle sue posizioni. Fabio Cre sottolinea: «Non esiste un diritto alla genitorialità. I diritti dei bambini sono tutelati sempre. Per le coppie omogenitoriali non ci può essere l'iscrizione automatica, ma serve il pronunciamento di un tribunale». Valentina Pizzol, commissaria per le pari opportunità del Comune e avvocata di Rete Lenford - Avvocatura per I diritti lgbti, precisa: «Il sindaco Conte non apre alle formazione degli atti di nascita. Ma le sue dichiarazioni sono positive perché mai si è sentito un leghista ammettere che esiste una discriminazione nei confronti delle famiglie monogenitoriali e che sia necessario dare delle risposte. Speriamo che adesso se ne accorgano anche altri».

 

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