Tampone in Istria per accelerare il rientro al lavoro: «Pagato 400 euro, l'Usl ci rimborsi»

Venerdì 21 Agosto 2020
Tamponi obbligatori al rientro dalle vacanze in Croazia
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TREVISO - Le vacanze tanto attese, una parentesi di relax irrinunciabile nonostante la meta rientri fra quelle oggi considerate a rischio Covid. La scelta di affrontare il viaggio e poi l'incubo dell'obbligo del tampone al rientro. La quarantena da rispettare fino all'esito negativo, i tempi lunghi necessari per fare il test a Treviso e una decisione in extremis: fare il tampone in Croazia, a spese proprie. Spese alquanto elevate, che ora spingono una famiglia trevigiana a farsi avanti per cercare di ottenerne il rimborso. Lo chiedono dopo aver versato 400 euro per essere sottoposti in quattro all'esame in una clinica privata in Istria proprio nei giorni in cui il Governo italiano dichiarava l'obbligo di sottoporsi al test dopo aver soggiornato in Croazia, in Grecia, a Malta e in Spagna.

SITUAZIONE INCERTA
Madre, padre e due figli sono partiti dalla Marca all'inizio di agosto per dirigersi nella zona di Parenzo, meta gettonatissima da molti veneti, specie per le ferie in famiglia, sulla costa istriana della Croazia. Nel frattempo i contagi di persone rientrate da località di vacanza estere sono aumentati e in Italia dimostrare di essere negativi al Covid al momento del rientro è diventato necessario. Diverse le opzioni indicate dal Ministero della sanità, tutte però corredate da non poche difficoltà pratiche. Chi infatti non può eseguirlo direttamente all'estero o nelle zone di frontiera come gli aeroporti (dove gli appositi spazi sono ancora in fase di allestimento), è tenuto a farlo entro 48 ore tramite l'Ulss e l'impegnativa del medico di base. In questo caso è obbligatoria una quarantena fiduciaria da rispettare fino al referto negativo. Non bastasse, le liste d'attesa nel Trevigiano in poco tempo si sono fortemente allungate comportando un isolamento anche di dieci giorni.

IL RACCONTO
Tempistiche inaffrontabili per la famiglia che, dopo il ritorno fissato per domenica scorsa, doveva rientrare al lavoro immediatamente. «Giovedì 13 agosto eravamo in Croazia e quando abbiamo saputo che il tampone sarebbe stato obbligatorio al rientro abbiamo prenotato i test a Pola spiegano, perché chiamando il numero dedicato della Usl ci hanno spiegato che non c'era ancora possibilità di accesso diretto al Ca' Foncello per farlo subito dopo il rimpatrio. Il primo appuntamento disponibile era dopo una settimana (ieri ndr), quindi saremmo dovuti stare in isolamento a casa per oltre tre giorni. Dovendo tornare al lavoro, non avendo alcun sintomo e trovandoci in una località dove i contagi da inizio emergenza sono stati pochissimi, abbiamo quindi deciso di prenotarlo per domenica 16 in Croazia, pagando 400 euro».
Sabato al telefono hanno scoperto che all'ospedale trevigiano era stato istituito l'apposito punto per eseguire i test: «Ci hanno spiegato che le code erano comunque lunghe e abbiamo mantenuto la prenotazione per il giorno dopo a Pola. Non volevamo rischiare. Ora però ci sembra lecito essere rimborsati. Ha scelto il Governo di rendere obbligatorio l'esame e nessuno ha mai detto che dovesse essere a carico dei privati. Nei moduli della Usl non è previsto e temiamo già la risposta negativa, ma sarebbe quanto meno doveroso».
 
Ultimo aggiornamento: 15:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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