In carcere il pirata contromano dell'A4. Il papà di Jessica: «Quello dell'A28 è a casa. Due giustizie diverse»

Giovedì 10 Febbraio 2022 di Valeria Lipparini
Paola Hutu Paraschiva e Jessica Fragasso
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CONEGLIANO - Il gip del Tribunale di Trieste ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per Ales Gomolj, lo sloveno 49enne che sabato mattina, percorrendo in contromano la corsia di sorpasso del raccordo autostradale di Trieste, si è scontrato con un’altra vettura, provocando la morte della conducente, Paola Hutu Paraschiva 56 anni, residente a San Biagio di Callalta, morta carbonizzata.

Il provvedimento verrà attuato dopo dimissioni dall’ospedale. Ma il paragone è dietro l’angolo. P

erchè al pirata della strada che ha speronato e ucciso Sara Rizzotto, 26 anni e Jessica Fragasso, 20 anni, lungo l’A28, il gip ha concesso gli arresti domiciliari. Dunque, a un pirata della strada il carcere. All’altro i domiciliari. Entrambi in attesa di processo. Ma uno avrà la branda di una cella dove riposare e ripensare all’incidente mortale che ha causato. L’altro, ha cancellato due giovani vite ed è a casa, in famiglia. Una notizia che ha raggiunto anche i papà di Sara e Jessica, le due ragazze morte nello schianto della A28. Alain Fragasso, padre di Jessica, non ci sta. 
Cosa ha provato?
«Rabbia, indignazione»
Se lo aspettava?
«Me lo aspettavo, era come se me lo sentissi. Dico che la legge è una sola, ma a seconda del magistrato che la interpreta vengono emessi provvedimenti diversi. Carcere a uno. Domiciliari all’altro».
Cosa ne pensa?
«Se devo darmi una spiegazione, mi dico che il nostro lutto terribile sta svegliando le coscienze. Altrimenti, una spiegazione logica non c’è. E resta solo l’amaro in bocca. Mi dico anche che i magistrati cercheranno di fare giustizia, onorando la memoria di chi non c’è più. E, magari, il presidente della Repubblica, al quale scriverò una lettera oggi stesso, ci aiuterà a inasprire le pene, che devono essere severe».
Cosa spera?
«Spero nella giustizia e spero che il magistrato che giudicherà Traykov, si faccia un esame di coscienza e non sia troppo blando. Continuerò a dirlo e a battermi per avere giustizia, nient’altro. Spero nel più breve tempo possibile. Così, Jessica e Sara potranno riposare in pace».
In cosa ha fiducia?
«Non mi resta altro che appellarmi alla giustizia, e mi auguro di non dovermi rimangiare le mie parole. Devo sperare e lottare finchè giustizia non venga compiuta. Spero che la pena sia esemplare, non parlo di 100 anni di carcere. Ma di una pena severa. Non posso pensare che chi ha ucciso mia figlia esca dal carcere dopo qualche annetto, sarebbe una presa in giro per tutto il popolo italiano. E un dolore incontenibile per noi familiari, che abbiamo subìto il lutto più devastante che si possa pensare: un genitore non deve seppellire il proprio figliolo. Non c’è ombra di dubbio, quell’uomo ha sbagliato e deve pagare».
Lei che rapporto ha con la legge e la giustizia?
«Io ho sempre rispettato le regole. Non prego mai, la sera, per chiedere una giustizia divina. Voglio una giustizia ora, su questa terra. Ricordo il caso di un ragazzo del paese che aveva spaccato alcune macchine e si è beccato 5 anni di galera. Ecco, se uno ha spento due vite umane come deve essere giudicato? Quanti anni bastano per fare giustizia? Mia figlia non tornerà in vita e nemmeno mia nipote. Ma dopo la condanna del pirata della strada potrò piangerle finalmente in pace».
Sembra calmo
«Me lo dicono in tanti. Invece, non sono calmo ma concentrato. Non devo perdere la testa per assicurarmi di arrivare fino in fondo a questo calvario. Poi, potrò lasciarmi andare alla disperazione. Ora, non è il momento»

Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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