Alessandro, ucciso nella rissa al bar: in dieci nel mirino degli inquirenti

Domenica 2 Giugno 2019
Alessandro Sartor

CISON (TREVISO) - Alla rissa in cui ha perso la vita giovedì sera a Tovena di Cison di Valmarino Alessandro Sartor, il 46enne ucciso da un pugno alla nuca che l'ha fatto stramazzare a terra e sbattere la testa sull'asfalto, hanno partecipato almeno una decina di persone.

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È anche per questo che le indagini dei carabinieri di Treviso, che hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto due fratelli di Farra di Soligo, Alberto e Francesco Stella, di 31 e 26 anni, accusati di omicidio preterintenzionale e rissa ed ora detenuti in carcere, sono tutt'altro che finite. Gli investigatori hanno sentito finora 30 testimoni cercando di risalire a tutti coloro che hanno partecipato alla scazzottata scoppiata in piazza a Tovena, davanti al bar Al Bakaro, dov'era stata organizzata una festa per l'arrivo del Giro d'Italia. La ricostruzione dei fatti appare complessa, le versioni fornite contraddittorie, ma è emersa la  presenza di due diverse fazioni, di due diversi gruppi.
Coloro che hanno partecipato agli scontri, una volta terminati gli accertamenti, si profila una denuncia per rissa. Ma la situazione per alcuni di loro, specie chi ha aiutato i due fratelli a scappare dopo il pestaggio, rischia di profilarsi il favoreggiamento. Secondo gli investigatori trevigiani entrambi i fratelli Stella hanno aggredito Sartor, uscito dal locale per fare da paciere, ma stando alle testimonianze sarebbe stato il più giovane dei due, Francesco, a sferrare il pugno che ha steso l'aiuto barista del locale, morto in ambulanza dopo 40 minuti di agonia durante il trasporto in ospedale. IL PREZZO DEL COCKTAIL La rissa, degenerata in diversi focolai, sarebbe scoppiata in seguito alle proteste dei due fratelli per il prezzo dei gin tonic. «Con 9 euro ci compriamo tutto il locale» si è infuriato il più giovane dei due fratelli al termine di un alterco con Pierpaolo D'Agostin, il proprietario della locanda. Ma Alberto e Francesco, in particolare il secondo, avevano tentato di attaccare briga anche in precedenza, sia con gli altri clienti sia con gli stessi gestori. Per questo erano stati già invitati ad andarsene. Il conto della consumazione, cinque gin tonic, è stata insomma la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La lite con D'Agostin, iniziata tra le mura del locale di Tovena, si è spostata nel piazzale dove c'erano centinaia di persone, euforiche si, ma anche alticce. I toni si sono fatti pesanti, sono volati i primi insulti, e da lì è partita una scazzottata generale che ha coinvolto più clienti. «Sono usciti e si sono messi a prendere a calci le macchine» ha riferito un testimone. È in quel momento che è intervenuto Alessandro Sartor, operaio di professione ma sempre disposto, specie nelle feste di paese, a dare una mano dietro al bancone dei bar. Specie al Bakaro, dov'era di casa. Il 46enne ha cercato di mettersi in mezzo, di fare da paciere, di calmare i ragazzi. Ma a quel punto nel mirino c'è finito pure lui. E nella confusione generale è stato colpito più volte. Fino al pugno alla nuca che lo ha fatto stramazzare a terra e perdere i sensi, per poi morire. A scagliare il gancio alla nuca sarebbe stato Francesco Stella (ma gli investigatori avrebbero raccolto gravi indizi anche sul fratello). Il giovane avrebbe a quel punto rischiato il linciaggio così come suo fratello Alberto, che l'ha trascinato via. I due sono scappati a bordo di due auto (poste entrambe sotto sequestro): il 31enne si è messo alla guida della sua Bmw mentre il fratello minore è salito sull'auto di uno degli amici con i quali era sceso dal San Boldo per bere l'ultimo al Bakaro di Tovena. L'AUTOPSIA Domani mattina il sostituto procuratore di Treviso Daniela Brunetti conferirà l'incarico all'anatomopatologo Alberto Furlanetto per l'autopsia sul corpo della vittima. Un accertamento più che mai fondamentale per stabilire le cause del decesso di Alessandro Sartor. Sempre domattina, alle 9, in carcere a Treviso, Alberto e Francesco Stella verranno sentiti per l'udienza di convalida del fermo, al termine della quale il gip Gianuluigi Zulian si pronuncerà sull'eventuale misura restrittiva da applicare. Fino ad allora rimarranno a Santa Bona. Ad assistere i fratelli Stella, figli di Raffaele, patron della Stelbi Spa di Farra di Soligo, colosso della termoidraulica, è l'avvocato Danilo Riponti. Ieri mattina il legale ha parlato in carcere con i due giovani manager (entrambi lavorano nelle aziende di famiglia), che hanno ribadito la loro innocenza: «Non lo abbiamo neppure sfiorato» hanno giurato. «Ho visto le loro mani - afferma l'avvocato Riponti -, che sono state anche fotografate dagli investigatori. Non hanno alcun segno di colluttazione: avessero sferrato dei pugni ci sarebbero degli ematomi e dei segni, e invece non c'è nulla». La ricostruzione della nottata, stando a quanto riferito al legale, è del tutto diversa da quella degli inquirenti. «Francesco era andato a bere un gin tonic, e lo aveva pagato 5 euro - afferma Riponti -. Poi ne ha ordinati 5, e quando gli hanno presentato il conto da 45 euro ha protestato: Perchè 9 e non 5 come prima? È da questo che è scoppiata la lite, ma subito dopo è intervenuto Alberto, che si trovava dall'altra parte del locale, e ha detto a Francesco di lasciare stare. Quindi è salito sul suo Q5 e se n'è andato. Quando il barista è crollato a terra se n'era già andato. È stata una ragazza a gridare: È stato il piccolo Stelbi. È a quel punto che anche Alberto, nell'isteria collettiva, è dovuto salire a sua volta in macchina e scappare». «In questa vicenda - aggiunge il legale - ci sono ancora molte cose da chiarire. Le versioni raccolte mi sembrano molto contrastanti. Purtroppo un ragazzo ha perso la vita, e questa è la cosa più grave. Ma i miei assistiti non l'hanno sfiorato. E spero venga modificata la misura degli arresti, perchè si tratta di ragazzi di buona famiglia, senza precedenti alle spalle, che di certo non rischiano di scappare nè di fare del male ad alcuno». Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 11:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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