Parroco infuriato: «Nei supermarket più cibo per animali che per neonati»

Venerdì 21 Febbraio 2020 di Gianandrea Rorato
Uno scaffale di cibo per animali in un supermercato
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CESSALTO - «Al supermercato il cibo per gli animali domestici è più in mostra di quello per i bambini: un sintomo della società in cui viviamo. Di certo ne parlerò anche in chiesa». La provocazione è di don Mauro Gazzelli, parroco di Cessalto, che del tema sta discutendo in questi giorni con i fedeli in parrocchia. «Nei nostri supermercati o ipermercati crescono a dismisura le corsie di alimenti per gatti e cani, ma si riduce lo spazio degli scaffali con i prodotti per neonati. Un segnale che dovrebbe far riflettere» dice il parroco. 

LA DIFFERENZA
Don Mauro continua il suo ragionamento: «Negli anni ‘90 ricordo che in un supermercato, c’era una mezza corsia dedicata al cibo per animali in un unico lato sul fondo dell’area commerciale, vicino all’acqua o vicino all’attrezzatura per il “fai da te”». Facendo oggi la spesa in un market del comprensorio opitergino-mottense, don Gazzelli rileva: «In uno di questi ho notato due intere corsie, lunghissime, al centro. Addirittura in qualche caso ho visto due intere scaffalature. Prima ci sono le offerte e i prodotti per gatti e cani in quantità enorme. Poi, in fondo, gli alimenti per neonati e bambini». È comunque lo specchio di come si evolve il mercato. «Sì, ma il problema sta a monte. Anche questo fatto, seppur piccolo, conferma che le nascite crollano. Stiamo morendo, non solo per il clima. Questi sono piccoli ma significativi segnali. Sia chiaro, non c’entra questo o quel supermercato, vorrei però segnalare la direzione che la società sta prendendo». Da qui la riflessione: «Vengono ridotti gli spazi per il neonato e si aumenta quello del gatto o del cane. All’ipermercato sono spinto a scegliere prima le necessità dell’animale poi quelle dell’uomo. Perché questa disposizione così vicina? Scegliere uno o l’altro è la stessa cosa?».

IL SIGNIFICATO
Il parroco allarga il concetto: «Un animale domestico di media vive 12 o 15 anni e poi lo sostituiamo con un altro. Un bambino invece continua a vivere anche dopo di noi. Da adulto continuerà ad amare con quell’amore che noi gli abbiamo trasmesso». Una posizione chiara, che però potrebbe far storcere il naso. «Non sono contro cani o gatti, ci mancherebbe. Come parroco sono però preoccupato degli stili di vita che cambiano. In questi giorni con alcuni genitori in parrocchia è emersa la considerazione che nelle abitazioni delle famiglie aumentano gli oggetti, ma diminuiscono gli affetti. Per quanto mi riguarda questo tipo di atteggiamento è un piccolo un fallimento delle relazioni umane».
Ultimo aggiornamento: 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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