​Fabio Gazzabin, l'ombra di Zaia per 25 anni, ora va in pensione. «Quella volta che comprammo una dentiera...» Foto

Martedì 28 Gennaio 2020 di Angela Pederiva
Fabio Gazzabin e Luca Zaia

TREVISO - Un po' come il personaggio di Pulp Fiction: «Sono il signor Wolf, risolvo problemi». Ecco, da un quarto di secolo Fabio Gazzabin è per Luca Zaia quello che mister Winston era per Marsellus Wallace: un risolutore di grane. Quentin Tarantino però non aveva sceneggiato Quota 100: a 62 primavere compiute, «il Direttore della Direzione del Presidente della Regione del Veneto», per citare il comunicato diffuso ieri da Palazzo Balbi, «ha annunciato di aver raggiunto il 3 dicembre dello scorso anno i requisiti utili all'accesso al pensionamento e che, pertanto, entro il termine della legislatura in corso si concluderà la sua esperienza lavorativa nell'Ente». Insomma, pare di capire che stia per chiudersi un'epoca.
 

 


Vuol dire che invecchiano anche gli Zaia boys?
«Mi sa di sì... Con la fine del mandato del presidente, chiuderò 25 anni di collaborazione con lui».

Il vostro primo incontro risale quindi al 1995?
«In realtà ancora al 1993. Ci siamo conosciuti in Lega: lui gestiva il Coneglianese, io una parte della Destra Piave, fra Arcade, Villorba e Spresiano. Ci vedevamo per le questioni organizzative, per intenderci erano i tempi in cui andavamo ad attaccare i manifesti di Bossi sugli alberi. Due anni dopo abbiamo corso insieme alle Provinciali come candidati consiglieri, nella lista che sosteneva Gianni Mazzonetto. Lui è risultato il primo degli eletti ed è diventato assessore all'Agricoltura, io sono arrivato terzo e sono stato nominato presidente della commissione Agricoltura. Da allora le nostre strade non si sono più separate».
 
Da Treviso, a Venezia, a Roma e poi di nuovo a Venezia: ci ricorda le tappe?
«Zaia è stato presidente della Provincia dal 1998 al 2005, così io ho fatto il suo vice e l'assessore a Caccia e pesca, Lavori pubblici, Personale e Bilancio, salvo una parentesi fra 2002 e 2004 in cui sono stato direttore generale dell'ente. Poi sono diventato il suo capo segreteria in Regione nel 2005 e al ministero delle Politiche Agricole nel 2008, infine capo di gabinetto di nuovo in Regione dal 2010. Cosa faccio in questo ruolo? Problem solver, risolvo problemi».

Per l'appunto. Quanti?
«La nostra struttura riceve 12.500 email all'anno e noi rispondiamo a tutti. A questo lavorano 7-8 ragazze, di cui un paio che sono con noi ancora dai tempi della Provincia, anche solo per dire che non possiamo fare niente. Personalmente mi occupo di circa il 30% del totale: le richieste più rognose». 

Aneddoti?
«Una miriade. Ma quello che mi è rimasto nel cuore riguarda una signora anziana che viveva in un ospizio e non aveva i soldi per la dentiera. Ci siamo guardati e gliel'abbiamo comprata noi».

Cosa significa lavorare con Zaia, in termini di orari?
«Lui si sveglia presto alla mattina e quindi anch'io devo essere già sul pezzo. Del resto, quando serve, serve: bisogna essere molto flessibili, disponibili anche al sabato e alla domenica, in contatto continuo tramite il telefono».

Difficile immaginarla in pantofole fra pochi mesi...
«Beh, diciamo che non sparirò dalla circolazione. Quota 100 vieta di percepire denaro dopo la pensione, ma non di continuare a darsi da fare, per cui magari farò un po' di volontariato. Di sicuro ho parecchie ferie da smaltire, per cui da volontario seguirò il presidente nella sua campagna elettorale. Il giorno dopo la sua proclamazione, se come mi auguro vincerà di nuovo, andrò finalmente in pensione». 

Zaia come ha preso la notizia della sua quiescenza?
«Tutto ha un ciclo. Però è chiaro che non è stato un Oh happy day...».

Brano che Gazzabin intonerebbe benissimo: non ha mai pensato di fare davvero il cantante? 
«Ma no, canto solo per divertirmi con gli amici. In realtà sono un tipo molto quadrato, ho fatto per tanti anni il manager nelle aziende tessili, sono un programmatore più che un artista». 

Differenze nel lavoro fra privato e pubblico?
«Solo il tasso di burocrazia. Per il resto, il mio approccio è sempre rimasto lo stesso: problema, analisi, soluzione». 

Cosa dice agli Zaia boys che spingono per candidarsi alle Regionali?
«Auguri.
Ho amici sia tra i boys che tra i non boys e tutti mi chiedono: dammi una mano. Ma io ho solo un voto, il mio, per cui lascio che se la vedano tra di loro. Però sono bravi a mettersi in gioco: rispetto a quando abbiamo amministrato insieme 20-25 anni fa, è cambiato tutto. Basti pensare solo ai social, che allora non esistevano e adesso sono fondamentali».

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