Sapori d'Italia tutto il Nordest nella Top 50: ecco gli chef veneti e friulani

Lunedì 9 Gennaio 2023 di Claudio De Min
Sapori d'Italia tutto il Nordest nella Top 50: ecco gli chef veneti e friulani

C'è una ristorazione italiana che si fa onore anche all'estero. Una ristorazione alta, che esporta nel mondo i grandi talenti tricolori e la nostra cucina di eccellenza, insomma, non i tanti Mamma mia o Bella Napoli sparsi per il pianeta (con tutto il rispetto, si capisce), ma il savoir faire italiano fatto di raffinatezza e accoglienza, in tavola e in sala, nel piatto come nel servizio, nei prodotti e nella carta dei vini. Top 50 Italy, la guida curata da Luciano Pignataro, Barbara Guerra e Albert Sapere, ha stilato nelle settimane scorse la sua nuova graduatoria, proclamando come miglior ristorante italiano nel mondo e del mondo Da Vittorio a Shanghai, davanti a Don Alfonso 1890 a Toronto e a Gucci Osteria di Massimo Bottura a Tokyo.

Senonché è un piacere, scorrendo la classifica, imbattersi in nomi veneti e friulani nella Top 50.


DAL CADORE A PARIGI
A cominciare proprio dai piedi del podio, e dal quarto straordinario posto assoluto del Carpaccio di Parigi. All'interno del bellissimo Le Royal Monceau, all'Arc de triomphe, Il Carpaccio è guidato da Oliver Piras ed Alessandra del Favero coppia anche nella vita, lui sardo, lei veneta di San Vito di Cadore (assieme avevano ottenuto qualche anno fa la stella Michelin al ristorante Aga dell'Hotel Trieste proprio nella località montana a pochi minuti da Cortina d'Ampezzo) -, con la supervisione della famiglia Cerea. Un doppio trionfo, visto che, come se non bastasse, Oliver e Alessandra hanno portato a casa anche il premio per il Pranzo dell'anno.


SESAMO ALLA VENETA
Appena due posizioni sotto, in sesta posizione, ecco comparire Sesamo: qui siamo a Marrakech, in Marocco, e a pochi passi dalla mitica piazza Jemaa El Fna c'è il Royal Mansour, tra gli alberghi più belli del mondo: gestito dalla famiglia Alajmo, la firma inconfondibile è quella di Massimiliano, che qui ha delegato la bravissima Vania Ghedini, ex responsabile della cucina di Amo, a Venezia. Aria di Friuli, invece, all'11. posto dove si posiziona Agli Amici Rovigno: nell'estate del 2021 Emanuele e Michela Scarello decisero di aprire oltre confine - ma comunque non così lontani dalla loro Godia e dal loro storico ristorante due stelle Michelin a pochi minuti da Udine -, in Istria, in un'affascinante ambientazione fra il Grand Park Hotel Rovinj e la Marina. Un successo immediato, anche qui premiato da una rapidissima stella Michelin. Si parla invece il dialetto trevigiano al 37. posto dove si piazza Luca Fantin da Silea, un nome che da tredici anni fa rima con quello di Bulgari a Tokyo. Nella lussuosa sala all'ultimo piano del palazzo Bulgari, nel cuore di Ginza, il quartiere dello shopping di lusso della capitale giapponese, sfilano piatti come gli Spaghetti ai ricci di mare e la Cinta Senese alla griglia.


LA PASSIONE DI LAURA
Ma, prima, ed esattamente al 16. posto, c'è di nuovo la firma Alajmo, e si torna a Parigi, da Stern, lo storico atelier di incisori trasformato otto anni fa in ristorante e ridisegnato dall'archistar e amico di famiglia Philippe Stark. Sulla tavola tutti i grandi piatti della tradizione italiana e una bellissima carta dei vini. E qui, ecco entrare in scena Laura Roncaccioli, 27 anni, vicentina, eletta dalla guida miglior sommelier dell'anno, sempre nell'ambito dei ristoranti italiani nel mondo: «Ho fatto studi classici spiega Laura mentre, finite le vacanze, si prepara alla riapertura del ristorante -, poi, condizionata anche dall'attività di famiglia (il papà, ex commercialista, gestisce da qualche anno Fuori Modena a Vicenza, ndr) mi sono iscritta alla facoltà di Scienze gastronomiche di Padova. Qui mi sono innamorata del mondo del vino e ho deciso di approfondire. Ho passato sei mesi in Francia, a Bordeaux, scegliendo quella destinazione nell'ambito del progetto Erasmus. Ho lavorato con mio papà ma volevo fare altre esperienze con obiettivo di fare esperienze all'estero. L'opportunità offerta dalla famiglia Alajmo a Parigi è stata perfetta e l'ho presa al volo: lavorare in questo ambito è come frequentare un corso universitario di alto livello. Quando sono entrata in Alajmo non era quella della sommelier la mia collocazione, ma il caso ha voluto che capitasse questa occasione e adesso eccomi qui. Lavorare a Parigi mi piace molto anche se prima o poi non mi dispiacerebbe tornare in Italia, sempre nel gruppo, possibilmente». Laura è protagonista di seguitissimi post (in francese) su Instagram dove racconta il vino e in particolare i vini delle carte sul profilo di Stern: «Non era una cosa nelle mie corde ma vedo che funziona e piace e molti clienti mi chiedono di farla anche in inglese. Vedremo di organizzarci».
 

Ultimo aggiornamento: 13:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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