Da Pederobba all'Alaska per cercare l'oro: la storia di Giovanni Dalla Costa fatta di fortuna e rovina

Giovedì 20 Aprile 2023 di Giovanni Carraro
Da Pederobba all'Alaska per cercare l'oro: la storia di Giovanni Dalla Costa fatta di fortuna e rovina

Ci sono mestieri che sembrano fuori dal tempo perché appartengono più alla fantasia che alla realtà, ancorati a un mondo immaginario fatto di saghe e leggende. Eppure, sono esistiti e forse esistono ancora da qualche parte del globo, come quello del cercatore d’oro, che immaginiamo ricordando inossidabili personaggi come Jack London che ci hanno accompagnato fin da ragazzi in famosi romanzi passati alla storia tra saloon, cani da slitta e tanto desiderio di avventura. Il mito di Jack London, però, non esisteva ancora quando quell’umile contadino, partito a fine Ottocento da un borghetto della pedemontana veneta, stava già setacciando da qualche anno la terra ghiacciata dell’Alaska alla ricerca del prezioso metallo. Quell’uomo era Giovanni Dalla Costa, alias Jack Costa, il cercatore d’oro trevigiano.


LE ORIGINI
Costa Alta è un pugno di case aggrappate sui dolci pendii del Monfenera in comune di Pederobba. In quel borghetto nel 1868 nasce Giovanni Dalla Costa, giusto due anni dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. La sua è una famiglia di contadini modesta ma dignitosa. In un quadro di crescente povertà, per tanti l’unica speranza di una vita migliore è guardare al di là dell’oceano. È l’epoca in cui gli agenti di emigrazione al servizio dei grandi proprietari terrieri delle Americhe promettono il viaggio gratuito e vantaggi di ogni tipo pur di convincere la gente della campagna veneta a far le valigie, in particolare verso il Brasile, una prospettiva che non attrae Giovanni. Nell’autunno 1886, un incendio distrugge la sua casa assieme al raccolto ed è così che, appena diciottenne, decide di emigrare nelle miniere francesi, anche se ben presto la sua scelta si dimostrerà insufficiente per garantire la sopravvivenza della famiglia rimasta in Italia. Seguendo un innato istinto migratorio, si imbarca a Le Havre diretto in California per unirsi al “gold rush”, la corsa all’oro, ma vi giunge troppo tardi perché, a distanza di quarant’anni dalle prime scoperte, ciò che rimaneva di quella grande avventura era soltanto il lavoro come operaio in grandi compagnie minerarie. Anche un secondo tentativo a Carbonado, nello stato di Washington, dove viene raggiunto dal fratello Francesco, ha per Giovanni un discutibile risultato.


IL PREZIOSO METALLO
Nel 1892, stanco di scavare carbone per un misero salario, Giovanni parte da solo per Nome, in Alaska. «All’epoca la corsa all’oro era in mano a pochi coraggiosi pionieri, precursori del fenomeno di massa che sarebbe esploso cinque anni più tardi nel Klondike», racconta Dario De Bortoli, autore del libro Jack Costa, l’epopea del trevigiano che cercò l’oro in Alaska, e lo trovò. «In queste terre vastissime, vuote e silenziose tra alte montagne e fiumi impetuosi, Giovanni Dalla Costa diventerà Jack Costa, il cercatore veterano capace di affrontare lunghi e pericolosi viaggi con la slitta trainata dai cani, abile a scavare pozzi nel terreno da scongelare con il fuoco alla ricerca dell’oro.

Un lavoro duro e faticoso, che svolge prima con vari compagni di avventura, poi con il fratello Francesco alias Frank Costa e l’amico emiliano Felice Pedroni, a sua volta ribattezzato Felix Pedro». Nel 1898, grazie ad un filone piuttosto ricco, Giovanni ritiene di aver racimolato una ricchezza sufficiente per concludere l’esperienza in America. Decide di tornare in Italia ma, nello stato di Washington, per una tragica fatalità perde tutto il denaro.


LA FORTUNA
Di fronte alla scelta se rientrare povero o continuare la sfida, ritorna in Alaska e questa volta avrà davvero fortuna. Insieme ai compagni di sempre, contribuirà alla nascita di Fairbanks, oggi seconda città dell’Alaska e, nel 1903, scoprirà un grosso filone nella concessione sul fiume Pedro che condivideva con il fratello. Accumulerà così una notevole ricchezza che gli consentirà di tornare a Pederobba dove, nel giro di pochi mesi, acquisterà terreni agricoli e case, oltre a depositare una notevole somma in monete d’oro presso il Banco di Mutuo Soccorso di Valdobbiadene. Il matrimonio con Rosina Rostolis coronerà il sogno di una vita, festeggiato con un viaggio di nozze in Alaska particolarmente carico di significato. Seguiranno tredici anni di benessere, allietati dalla nascita del primogenito Francesco e di altre quattro figlie.


LA TRAGEDIA
Nel 1918, con la disfatta di Caporetto, è costretto a fuggire a Pavia dove rimarrà per un anno e mezzo subendo anche il dolore della morte della figlia maggiore, vittima della Spagnola. Al rientro, l’amara sorpresa: la casa distrutta, i beni personali trafugati, le monete d’oro in banca a Valdobbiadene sequestrate dall’esercito austriaco. Dopo un decennio vissuto con grande dignità, Giovanni muore nel 1928 a sessant’anni. «La sua è una storia di capovolgimenti, una situazione che sembrava destinata a durare per sempre ma che il destino con un clamoroso colpo di coda rivolta completamente», continua De Bortoli.


L’ESEMPIO
Il ricordo di Jack Costa è ancora vivo a Pederobba, in particolare per un gruppo di giovani che proprio nel borgo di Costa Alta nel 2012 si sono incontrati in un esperimento di memoria storica attiva che ha visto il coinvolgimento degli abitanti ma anche di artisti e giovani provenienti anche da fuori provincia. Da questa idea sono nati fumetti, murales, poesie, video, spettacoli teatrali e di danza contemporanea, tutti ispirati dal mito di Jack Costa. «Il viaggio è da sempre, nella realtà come nella fantasia, un’esperienza di cambiamento e di coraggio nell’affrontare l’ignoto», spiega Roberto Sartor, ideatore del progetto consultabile nel sito www.jackcosta.net. «A distanza di un secolo abbiamo voluto raccontare una storia estremamente attuale, vivida testimonianza della volontà umana di una vita migliore a costo di lasciare le certezze per andare alla ricerca dei propri sogni».

Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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