Corsa truccata dalla mafia, ecco chi è Mauro, il giovane fantino arrestato

Mercoledì 13 Maggio 2020 di Alberto Beltrame
Il driver Mauro Parussati in azione
1

CASTELFRANCO - Oliavano i “driver” per assicurarsi la vittoria dei cavalli sui quali scommettevano i clan mafiosi. Se non funzionava, li minacciavano di morte. Ma con Mauro Parussati, fantino 24enne di Castelfranco, non c’erano stati problemi.
È il 22 luglio del 2018. Ippodromo di Modena, gara di trotto. La cosca punta tutto sul cavallo numero 6. Il numero di gara di Parusati è l’uno. Non deve assolutamente vincere. «Vedi che all’uno ... gli ho mollato io» tranquillizza i sodali, intercettato dagli investigatori, un affiliato di Cosa Nostra, Santo Pace. Ha dato del denaro al 24enne. Che non sgarra, e arriva secondo.
«Non vi sono dubbi - scrive il gip del tribunale di Palermo - sul contributo determinante di Parussati, in cambio di denaro, al condizionamento della gara ippica, con la consapevolezza di favorire gli interessi mafiosi dei coordinatori della combine».
Il driver trevigiano è stato arrestato ieri mattina e ora si trova ai domiciliari. È accusato di truffa aggravata in concorso e agevolazione dell’attività mafiosa. Il suo nome è finito nella maxi inchiesta della guardia di finanza, coordinata dalla Direzione distrettuale di Palermo, che ha eseguito all’alba di ieri mattina 91 arresti in tutta Italia, assestando un durissimo colpo alla cosca mafiosa del quartiere palermitano dell’Acquasanta, facente parte del mandamento mafioso di Resuttana, sul quale indagò anche il giudice Giovanni Falcone. Tra gli arrestati spiccano i nomi degli eredi della famiglia Fontana, descritta dal pentito Tommaso Buscetta come una delle più pericolose. I figli del capoclan Stefano, ritenuto uno dei fedelissimi di Totò Riina, si erano trasferiti in Lombardia, dove gestivano gli investimenti di Cosa Nostra, riciclando i proventi di estorsioni e traffico di droga nella cantieristica, nella produzione e commercializzazione e in svariate attività economiche, scommesse comprese.



LE MINACCE
Ma come può essere finito un 24enne castellano in un’inchiesta di mafia? Lo spiega il gip nelle 3mila pagine dell’ordinanza, in cui riassume l’attività degli investigatori, basata su una serie di intercettazioni telefoniche tra gli affiliati Giulio Biondo, Giovanni Ferrante e Santo Pace. Ferrante chiama Biondo e gli chiede su chi puntare nella seconda gara all’ippodromo di Modena: «Numero sei, “UlenaGual”, giocalo vincente, fai mille vincente». C’è però un problema da risolvere. Uno dei driver che partecipano alla corsa, Tommaso Gambino (pure lui indagato per un’altra combine) ha scommesso su sè stesso: «Ho puntato sul mio cavallo 300 euro, la giocata l’ha fatta mio padre». Ferrante è categorico: «Non lo battere, ti giuro sui miei figli ... non lo battere». Gambino sembra voler alzare la cresta, e parte una seconda chiamata: «Arriva secondo, Tomma’, ti giuro sui miei figli che ti vengo a cercare ovunque per staccarti la testa». Ferrante si sfoga anche con Pace: «Appena vengo rintracciamo pure a suo padre, che pure a suo padre scanno». E ancora«: «Tenetelo là, gli devo spaccare la testa, gli ho detto di non battere il sei e si è messo a fare il carabiniere, e noi altri abbiamo giocato tutti i soldi sul sei».
LA COMBINE
Parussati, col suo n.1 “Tu sei Mit”, non andrà a ostacolare i propositi del clan. «All’uno ..

gli ho mollato io» rassicura tutti Santo Pace e il 24enne, scrive il gip, “effettivamente non andrà ad ostacolare i piani dei mafiosi, arrivando secondo”. Per il giudice, la “partecipazione volontaria e consapevole alle combine”, denota un collegamento con ambienti mafiosi da determinare, “un pericolo di reiterazione di reati della stessa specie”. Da qui la decisione di procedere con l’arresto di Parussati e di altri 10 driver chiamati in causa per aver accettato somme di denaro per far vincere il cavallo scelto dal clan.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci