Febbre e mal di gola: a casa in 12mila. L'influenza preoccupa più del Covid

Sabato 17 Dicembre 2022 di Mauro Favaro
Sono già 12mila i trevigiani chiusi in casa per l'influenza

TREVISO - L’influenza stringe la morsa. Solo nell’ultima settimana oltre 12mila trevigiani sono stati costretti a letto con febbre, tosse e mal di gola. Compresi quasi 1.400 bambini con meno di quattro anni. L’infezione stagionale si sta confermando come la peggiore degli ultimi dieci anni. Negli ospedali della Marca sono ricoverati 65 pazienti che hanno sviluppato pesanti crisi respiratorie. Quasi la metà è arrivata negli ultimi due giorni. Un nuovo boom. E purtroppo già 4 persone hanno perso la vita proprio per motivi direttamente collegati all’influenza. «Oggi siamo molto più preoccupati per l’influenza che non per il Covid – dà la misura Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl – si sta dimostrando estremamente aggressiva: non avevamo praticamente mai avuto tra i 60 e i 70 ricoverati in questo periodo dell’anno».

I BAMBINI

Attualmente i più colpiti in assoluto sono gli under4: l’incidenza media tra i più piccoli è pari a 43,18 contagi ogni mille bambini. Ma il problema riguarda tutte le fasce d’età. Basti pensare che oltre 120 operatori della stessa Usl sono a casa con l’influenza. «Un numero che ha superato le assenze per Covid – specifica il direttore generale – adesso inizieremo un’importante campagna per la vaccinazione anche all’interno dei reparti». Le stime dicono che alla fine nell’intera stagione influenzale saranno colpiti oltre 100mila trevigiani. Qual è l’andamento atteso per le prossime settimane? «Il picco dell’influenza dovrebbe continuare fino al periodo di Natale o ai primi giorni del nuovo anno – è il quadro fatto da Benazzi – dopodiché auspichiamo che poi ci possa essere una progressiva remissione. In ogni caso, chi si vaccina, si protegge, riducendo sensibilmente il rischio di arrivare a un ricovero ospedaliero». La vaccinazione resta sempre raccomandata e gratuita per tutti i cittadini con più di 60 anni, per le persone fragili con malattie croniche, per le donne incinte, per i bambini dai 6 mesi ai 6 anni, per i caregiver e per i lavoratori in ambito sanitario. «Negli ultimi tre anni di emergenza Covid siamo stati protetti dalle mascherine – sottolinea Francesco Zambon, l’ex funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità, oggi dirigente nell’area epidemiologica dell’Usl trevigiana – anche questo può spiegare importanti recrudescenze di patologie respiratorie: prima non giravano proprio per il fatto che tutti usavano le mascherine».

IL COVID

In tutto ciò, i problemi legati al Covid non sono ancora definitivamente alle spalle. Restano 90 i pazienti positivi ricoverati nei reparti degli ospedali della Marca. Una trentina manifestano in modo specifico delle difficoltà respiratorie. E 6 pazienti si trovano in Terapia intensiva, tra Treviso, Conegliano e Montebelluna. Un numero che non si vedeva ormai da qualche tempo. «Persone anziane, con pluripatologie, ma che comunque manifestano anche sintomatologia Covid – indica Benazzi – questo ci fa riflettere ancora una volta rispetto ai rischi che ci sono per chi non si è vaccinato, non ha fatto la quarta dose, magari già con altri importanti problemi a livello cardio-respiratorio». L’incidenza del Covid rimane a quota 430 casi ogni 100mila cittadini. E sono sempre quasi 6.500 i trevigiani costretti all’isolamento domiciliare.

IL NODO PERSONALE

Davanti a un quadro del genere i problemi legati alla generale carenza di professionisti della sanità di certo non aiutano. L’argomento è stato anche al centro dell’assemblea organizzata ieri dalla Fp Cgil di Treviso che ha visto la partecipazione di una settantina di lavoratori delle sale operatorie dell’Usl della Marca. Il sindacato ha chiesto un incontro urgente con Benazzi per discutere i nodi emersi nella riunione. A partire appunto dalla carenza di personale. «E di formazione», aggiunge l’organizzazione sindacale. «Ormai il problema sta diventando critico. Non possiamo attendere oltre – spiega Sara Tommasin della Fp Cgil di Treviso – l’auspicio è che molte delle problematiche si risolvano con l’apertura della cittadella della salute. Ma è fondamentale garantire gli standard minimi previsti a livello nazionale e internazionale. Dobbiamo garantire già da oggi la sicurezza dei professionisti e dei pazienti, senza attendere i progetti futuri con tempistiche ancora tutte da definire»

Ultimo aggiornamento: 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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