L'ex caserma Serena fra i depositi di droga della banda nigeriana di Mestre

Giovedì 12 Luglio 2018 di Alberto Beltrame
L'ex caserma Serena fra i depositi di droga della banda nigeriana di Mestre
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TREVISO - La caserma Serena crocevia dei traffici della mala nigeriana. È quanto emerge dall'indagine della Dda di Venezia culminata martedì pomeriggio con la spettacolare retata della polizia nell'area della stazione di Mestre, dove una maxi operazione anti droga che ha coinvolto più di 500 agenti in tenuta anti sommossa ha portato (per ora) a 28 arresti, 12 espulsioni e 4 daspo urbani. Nel mirino l'organizzazione tutta made in Nigeria capace di rifornire le piazze venete, compresa quella trevigiana, di droghe pesanti, in particolare la micidiale eroina gialla, tanto pura quanto pericolosa, costata la vita ad almeno 16 persone. Tra i centri di stoccaggio individuati dagli investigatori, oltre a tre abitazioni private sparse tra Robegano, Favaro Veneto e Dolo, ci sarebbe anche la caserma Serena di Dosson di Casier. È in questi luoghi che, stando alle indagini, sarebbe stata di volta in volta  consegnata la droga in arrivo dall'Olanda, dalla Spagna e dalla Francia tramite gli ovulatori.
L'ALFIEREIl filone trevigiano dell'inchiesta è imperniato sulla figura di un 33enne nigeriano, Emmanuel Obaraye, detto Emma. Fino allo scorso dicembre era ospite della caserma Serena di Dosson. Si allontanò senza farvi più ritorno il 25 dicembre. Non era andato a festeggiare il Natale da amici. Era andato a Napoli. In quel periodo c'era carenza di ovulatori, coloro che trasportano i sacchetti di stupefacente nello stomaco, e così era sceso in Campania per effettuare un trasporto. Venne arrestato a Mestre, sulla strada del ritorno. Poi si trasferì a Robegano, piccola frazione di Salzano. Ai vertici della piramide (l'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Dda è nei confronti di 41 soggetti), c'era il capo dei capi, ancora ricercato, che gestiva i traffici da Francia, Spagna e Olanda e coordinava i componenti del secondo livello, di cui faceva parte, stando alle indagini, anche Emma. Il suo compito sarebbe stato quello di custodire la droga nei diversi depositi e, ogni giorno, inviare una relazione dettagliata ai vertici. Al livello più basso gli spacciatori, che vendevano l'eroina a 20 euro a dose in ovuli termosaldati. 
I NASCONDIGLIEmma avrebbe ricevuto numerose partite di stupefacente, anche mentre si trovava all'interno del centro accoglienza di Dosson di Casier. L'ultima consegna di droga arrivò il 17 dicembre scorso. Altre ancora ne ricevette il 2 novembre, sempre a Casier, e il giorno successivo, in una località imprecisata ma di sicuro a Treviso. Al telefono Obaraye fornisce precise indicazioni al corriere: «Vicino alla fermata, davanti al centro accoglienza: lascia tutto nella vasca dei fiori». Oppure: «Mettila dietro il muro, poi trovo il modo di nasconderla dentro». Il tipo di sostanza poteva variare di volta in volta, eroina o cocaina, ma sempre di elevata purezza. «Si comportavano come impiegati, rispettando orari e giorni lavorativi» si legge nell'ordinanza del gip Maria Paccagnella. Grazie all'operazione della Dda e della polizia, non ancora conclusa, sono stati di sicuro tolti dalla strada decine di spacciatori, una sessantina per il momento. Per la stragrande maggioranza si tratta di stranieri e se è vero che la stragrande maggioranza dei profughi arrivati in Italia non sono dediti allo spaccio, è altrettanto vero che il 90 per cento delle 41 ordinanze ordinanza di custodia cautelare richieste dalla Procura di Venezia hanno avuto come destinatari dei richiedenti asilo nigeriani. 
IL PLAUSO«Non possiamo che essere soddisfatti dell'attività svolta - commenta Gianlorenzo Marinese, amministratore delegato di Nova Facility, società che gestisce il Cas di Casier -, e il nostro plauso va alla polizia e alla Procura.

Noi non possiamo perquisire nessuno e soprattutto sostituirci alle forze dell'ordine. Ma c'è sempre stata e sempre ci sarà massima attenzione all'interno del centro accoglienza. La nostra collaborazione con la questura è costante: lo abbiamo dimostrato anche pochi mesi fa, quando abbiamo rinvenuto 900 grammi di marijuana e abbiamo subito denunciato quanto stava accadendo».

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