Case di riposo a corto di infermieri, a caccia di personale da Paesi dell'Est e Tunisia

Venerdì 30 Aprile 2021 di Mauro Favaro
Case di riposo a corto di infermieri, a caccia di personale da Paesi dell'Est e Tunisia
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TREVISO Si guarda verso Ucraina, Moldavia, Albania e Tunisia. Le case di riposo aprono all'arrivo di infermieri dall'estero. Quelli in servizio rischiano di non bastare più. Alla luce dell'emergenza Covid, si sa già che nei prossimi mesi, a partire da maggio, molti verranno assunti negli ospedali. Ai centri servizi per anziani del trevigiano ne servirebbero almeno cento. Il rischio è di ritrovarsi sguarniti. E così le strutture hanno iniziato a cercare infermieri anche oltre i confini italiani. Tra i primi a muoversi in questo senso c'è l'Israa di Treviso. Ad oggi l'attenzione è rivolta soprattutto verso l'area dei paesi dell'est Europa e del nord Africa. «Abbiamo già iniziato a lavorare per offrire questa possibilità a chi lavora all'estero: il progetto Faber ci consente di avere relazioni internazionali in tutta Europa spiega il direttore Giorgio Pavan sulla base dei concorsi, le Usl stanno chiamando molti infermieri che attualmente lavorano nelle case di riposo. Davanti a questa situazione, stiamo mettendo a punto una strategia alternativa per reperire personale sul mercato, anche al di fuori dei confini italiani».

Ci si muove con cautela, ma il timore è quello di non poter contare, sul territorio, di personale disponibile. 


LA CARENZA

Quanti infermieri serviranno alle case di riposo? Le stime dicono che un centinaio potrebbero trovare collocazione senza alcun problema. E il conto è fatto per difetto. Non tutti dovranno necessariamente arrivare dall'estero, chiaro. Fatto sta che ad oggi sembra impossibile poter raggiungere un numero simile senza reclutamenti pure in altri Paesi. Le misure legate alla stessa emergenza Covid, dopotutto, hanno aperto le porte agli arrivi anche da altre nazioni. 


I REQUISITI

«Il primo requisito è che gli infermieri parlino in italiano -  sottolinea Pavan  - per quanto riguarda i titoli, nello specifico, è previsto che fino alla fine dell'emergenza coronavirus possano lavorare in Italia anche se in possesso di un titolo di studio non equipollente a quello italiano. La cosa fondamentale è che siano iscritti all'albo degli infermieri del proprio Paese». 


L'ALTRA STRADA

Quella che arriva dall'estero, però, non è l'unica strada percorribile per continuare a garantire la necessaria assistenza agli anziani. Le case di riposo del trevigiano si attendono una mano diretta da parte dell'Usl della Marca. L'azienda sanitaria ha già posticipato una serie di assunzioni per evitare di lasciare queste strutture sguarnite. Tra le ipotesi adesso c'è anche il temporaneo distaccamento degli infermieri che verranno assunti dall'Usl negli stessi centri servizi per anziani almeno fino al 31 dicembre di quest'anno. Proprio ieri, inoltre, l'Israa ha tenuto un concorso che ha contato 19 partecipanti. «Quella del reclutamento degli infermieri dall'estero è un'idea che stiamo cercando di percorrere per non rischiare di rimanere scoperti tira le fila Pavan ma ci sono anche altre possibilità: ci stiamo muovendo in ogni direzione possibile». Si lavora in prospettiva. La pianta organica dell'Israa prevede un contingente di 75 infermieri, tra le quattro strutture e l'assistenza domiciliare. Oggi ce ne sono 73. La differenza è dovuta solo a un normale turn over. Con le chiamate dagli ospedali, però, nei prossimi mesi le cose potrebbero cambiare. In particolare tra maggio, giugno e luglio. E così si guarda avanti. Pure oltre confine.
 

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