Il caseificio Zanchetta: "Latte più caro o i formaggi tipici spariranno"

Domenica 10 Aprile 2022 di Mauro Favaro
Riccardo Zanchetta
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Pagare di più gli allevatori, riducendo i margini di guadagno, per scongiurare il rischio di rimanere senza latte a causa della crisi. È la proposta che Riccardo Zanchetta, titolare dell’omonimo caseificio di Casale sul Sile, metterà sul tavolo martedì sera in un incontro con i propri fornitori. Il confronto si terrà direttamente all’interno del caseificio di via Trento e Trieste. «È necessario salvaguardare chi continua a fare questo lavoro, dato che sono già rimasti in pochi – mette in chiaro Zanchetta – ormai qui non è più una questione di trattative di compravendita, serve un’azione per mantenere in vita chi produce il latte a livello locale consentendoci di avere i nostri prodotti tipici.

E l’unica via è fare in modo che gli allevatori possano contare su più risorse». Sono 7 i fornitori che parteciperanno all’incontro di martedì: sei allevamenti di mucche e uno di capre. Tutti con base nella zona di Casale, Monastier, Dosson, Silea, Roncade e così via.


LA SITUAZIONE
L’allarme è serio: c’è sempre meno latte. La causa sta nell’aumento dei costi di produzione, tra materie prime e caro-energia. In sostanza oggi gli allevatori spendono di più rispetto a quanto guadagnano. Tanto che qualcuno ha iniziato a chiudere le stalle, macellando le vacche e vendendo il foraggio. Se non si corre ai ripari, sugli scaffali dei supermercati resterà solo il latte prodotto all’estero. E di conseguenza si dovrà dire addio ai prodotti tipici del territorio, eccellenze come il Piave, il Grana Padano, il Morlacco, il Bastardo e tutti gli altri formaggi Dop e Igp. Ma non solo. I numeri sono stati evidenziati da Federico Caner, assessore regionale all’agricoltura. «Le situazione è drammatica. Per la prima volta registriamo una diminuzione della produzione di latte – ha detto – i costi di produzione sono schizzati alle stelle. Attualmente agli allevatori produrre un litro di latte costa 51 centesimi, a fronte di 41 percepiti dalla grande distribuzione o dagli intermediari. Significa perdere 10 centesimi per ogni litro. Per una stalla media vuol dire tra i 20mila e i 25mila euro al mese». È uno degli effetti della crisi esplosa dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Il risultato è che a molti conviene fermarsi.


L’INIZIATIVA
Ed è qui che si innesta l’iniziativa di Zanchetta. Le cifre sono ancora da definire. Ma la strada è segnata. «In questo momento è più che mai opportuno pagare un po’ di più pur di scongiurare il rischio di veder sparire il latte – sottolinea il titolare del caseificio – ne va della sopravvivenza del prodotto a chilometro zero». L’auspicio è che la questione possa essere affrontata a livello generale. La Regione ha chiesto al governo di utilizzare gli strumenti già visti durante l’emergenza Covid: contributi a fondo perduto per garantire liquidità alle aziende produttrici. Intanto Zanchetta ha deciso di fare la propria parte, senza aspettare. Il caseificio di Casale lavora tra i 20 e i 25 quintali di latte al giorno. «Una quota che ci consente di lavorare subito il latte appena munto – evidenzia il titolare – Come dovrebbe essere: una volta questa era la normalità per tutti». Davanti a una crisi, il primo pensiero potrebbe essere quello di alzare i prezzi di vendita dei prodotti finiti. In realtà non basta: la situazione è molto più complessa. «Perché è già in atto un calo generalizzato delle vendite – tira le fila Zanchetta – sono sempre di meno le persone che fanno grosse spese. Si tende a misurare le cose. Questo potrebbe essere visto positivamente in un’ottica di contrasto agli sprechi, ma in realtà è un fenomeno che indica che i cittadini stanno sempre più attenti alle spese».

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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