Spesa sempre più cara, aumenti anche del 50%: salasso di tremila euro per le famiglie

Venerdì 9 Giugno 2023 di Mauro Favaro
In calo il consumo di carne e pesce

TREVISO - I prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati anche di oltre il 50% nel giro di un solo anno nella Marca. Trovare tra gli scaffali dei supermercati un prodotto che sia sfuggito all’inflazione è una missione quasi impossibile. Tra il carrello della spesa alle stelle, le bollette e lo scatto dei mutui, Federconsumatori stima che quest’anno le famiglie trevigiane si ritroveranno a dover sborsare in media 3mila euro in più. Non per avere le stesse cose, ma per averne di meno. L’impennata dei prezzi è confermata in pieno dalle rilevazioni su beni e servizi di largo consumo fatta dall’Osservatorio prezzi e tariffe del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il balzo più grande riguarda la carta igienica. Un anno fa il costo medio per una confezione da quattro pezzi nel trevigiano era di 1,93 euro. Adesso bisogna aggiungere un euro esatto. Per un aumento di quasi il 52%. Un chilogrammo di riso, di seguito, è passato da 2,44 a 3,61 euro. Il rincaro in questo caso sfiora il 48%. Discorso simile per la passata di pomodoro, il latte intero fresco, merendine e biscotti. Non solo. I prezzi di pasta, acqua minerale, succhi di frutta e burro sono lievitati del 25%. Anche il prezzo medio del dentifricio è aumentato di quasi il 20%. Poco più sotto c’è il detersivo per lavatrice (+13,8%). E pure il costo del tonno in scatola, spesso una scialuppa di salvataggio, è salito del 13%.

GLI ACQUISTI

Uno stillicidio di rincari. Certo, dipende anche da varietà, marche e confezioni. Ma l’andamento è chiaro. Così come è chiaro che i trevigiani stanno provando a risparmiare tagliando gli acquisti. Inoltre, sono sempre di più quelli che per necessità fanno riferimento ai discount. Inevitabile: farsi bastare uno stipendio è sempre più difficile. «A fronte di una spesa sempre maggiore, oggi si compera il 4,8% di prodotti in meno – fa i conti Claudia De Marco, presidente della Federconsumatori di Treviso – il consumo di carne e pesce è calato di quasi il 17% e, parallelamente, il numero di persone che sceglie di acquistare nei discount è aumentato del 12%». Va da che in questo contesto non si perdono di vista le offerte: un cittadino su due si concentra sui prodotti prossimi alla scadenza. Con il rischio di non variare più gli alimenti come sarebbe opportuno. Non a caso l’Usl della Marca ha già lanciato un allarme in questo senso: le famiglie in difficoltà faticano a mangiare in modo sano, con tutto ciò che ne consegue sul piano della salute. «Una famiglia su tre oggi arriva con difficoltà alla fine del mese», avverte l’ultimo studio del servizio Epidemiologia dell’azienda sanitaria trevigiana. C’è poi un altro segnale tutt’altro che positivo: «Sta crescendo la spesa per il gioco d’azzardo – rivela De Marco – è questo è un ulteriore motivo di preoccupazione». In un quadro del genere, con il potere di acquisto sempre più ridotto, si teme che la spirale negativa possa incidere anche sulla fiducia delle persone, annebbiando lo sguardo verso il futuro.

I TIMORI

I dati messi in fila da Federconsumatori evidenziano le crepe già esistenti: l’81% della popolazione teme di non riuscire a sostenere delle spese impreviste e il 42% ha paura di non essere nelle condizioni di saldare tutte le bollette. In più, uno su tre fatica a pagarsi le spese mediche, come il dentista. «Siamo in una crisi che ormai sembra strutturale, dato che ce la trasciniamo da oltre 3 anni – allarga le braccia De Marco – e a livello di governo e di amministrazioni non vediamo tentativi di adottare misure strutturali, a medio o lungo termine». Gli stipendi non crescono. E i vari bonus sono a tempo. Ma si parla anche di controllo dei prezzi. «È indispensabile adottare sistemi di monitoraggio e sanzione sempre più severi: sono troppe le aziende che hanno ricavato margini enormi dai recenti rincari e che ora stentano a ridurre in maniera adeguata i prezzi – dicono da Federconsumatori – è giunto il momento di riequilibrare la situazione a favore delle famiglie, adottando tutte le misure atte ad arginare i fenomeni speculativi. Dall’altro lato, è ormai improrogabile un intervento determinato sul fonte della tassazione, combattendo l’evasione e aumentando la tassazione sugli extra-profitti, non solo in campo energetico, e sulle rendite finanziarie». «È necessario intervenire sugli stipendi, sulla filiera agroalimentare e sui sistemi di determinazione dei prezzi energetici – tira le fila De Marco – servono interventi pensati se non per il lungo almeno per il medio periodo. Qui non si parla più di un’emergenza isolata ma di una emergenza che continua. E di conseguenza c’è la necessità di risposte strutturali».

Ultimo aggiornamento: 16:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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