Caro bollette, la trattoria “Da Sergio” riduce l’orario: «Proviamo a salvarci tagliando i costi»

Giovedì 6 Ottobre 2022 di Mauro Favaro
Leopoldo Massolin e la moglie Ana

PONZANO (TREVISO) - La trattoria “da Sergio” riduce l’orario di apertura per provare ad alleggerire il peso delle maxi-bollette. A conti fatti, lo storico locale di via dei Fanti a Ponzano, aperto nel 1966, ha tagliato 4 ore al giorno: due di servizio, rispettivamente a pranzo e a cena, e di pari passo due per le fasi di preparazione e sistemazione.

I cartelli appesi agli ingressi non potrebbero essere più trasparenti: «Gentili clienti, per contenere i costi energetici il locale rispetterà i seguenti orari di apertura: dalle 12 alle 15 e dalle 19.30 alle 23». 

Il commento preoccupato del proprietario 

Negli ultimi tempi le bollette sono quasi triplicate, tra luci, sistemi di raffreddamento e impianti di riscaldamento. Si parla di un aumento netto di 20mila euro solamente per quanto riguarda l’energia elettrica. Più i rincari delle materie prime. «Proviamo a salvarci – spiega il titolare, Leopoldo Massolin – perché è di questo che si tratta». «Dopo 55 anni di attività pensavo di averle viste tutte. Invece adesso stiamo attraversando il momento più difficile – scandisce – non è paragonabile alla crisi petrolifera degli anni ‘70 né alla guerra del Golfo. Anche il periodo del Covid era stata pesante. Le prolungate chiusure ci sono costate qualcosa come 500mila euro. Poi, però, eravamo ripartiti bene. E adesso è arrivata questa nuova emergenza». «Abbiamo deciso di non tagliare nulla sul fronte della qualità. E di non toccare il personale fino a quando sarà possibile. Anzi, questo meriterebbe la medaglia d’oro – aggiunge – l’auspicio è che la riduzione dell’orario di apertura possa trasformarsi in una riduzione dei costi, recuperando la sostenibilità».

Decisione amara ma non rimandabile

Nella trattoria “da Sergio” sono impiegate in tutto 7 persone, compresi Leopoldo e sua moglie Ana, la chef. Il locale lavora da sempre con una clientela business. Ma per cercare di bilanciare le cose ora si è deciso di aprire anche la domenica: sette giorni su sette, ma con meno ore al giorno per ottimizzare i consumi. Per la famiglia Massolin resta mezza giornata di riposo. Non c’erano alternative. Nelle ultime settimane erano state ritoccate alcune voci, come il coperto. Non poteva però essere abbastanza. «Nel giro di sei mesi il costo della carne è aumentato del 42%. Quello del vino del 18%. E così via anche per il resto – elenca il titolare – in più, la fascia di clienti medi è sostanzialmente sparita». «Noi andiamo avanti facendo tutto il possibile. Quel che è certo è che diversi clienti provenienti da altre parti d’Europa, dalla Francia al Portogallo, ci dicono che da loro i costi non sono schizzati alle stelle in questo modo – conclude Massolin – quello che sta succedendo da noi è soprattutto frutto di una speculazione. Alla luce di questo, mi auguro che il governo possa finalmente prendere in mano la situazione, almeno per contenere un fenomeno che rischia di far saltare tutto»

Ultimo aggiornamento: 15:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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