TREVISO - Inquadrare intere fette della provincia come zone disagiate per la carenza di medici di famiglia, alla stregua di aree di montagna o isole. È questa la proposta che l'Usl della Marca invierà alla Regione per poter pagare di più i dottori di base che accettano di andare a lavorare nelle zone periferiche, lontano da Treviso e dagli altri centri più grossi. La speranza è che possa rappresentare un incentivo capace di spingere qualcuno a farsi avanti, riducendo i rifiuti. Di che aumento si parla? A conti fatti, quasi 950 euro al mese in più per i dottori che, oltre alla soglia dei 1.500, saranno disposti a seguire fino a 1.800 pazienti. «Stiamo lavorando per cercare di aumentare un po' i compensi dei medici di famiglia in zone che potrebbero essere inquadrate come disagiate conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl in questo modo potremmo rendere più appetibili anche i posti apparentemente periferici».
LO SCATTO
L'azienda sanitaria e i sindacati della medicina generale stanno già condividendo la strada per rendere possibile lo scatto.
LE ASSEGNAZIONI
L'ultima parola sul passaggio da zone carenti a zone disagiate spetta alla Regione. I sindacati dei medici di famiglia, comunque, è la strada giusta. Anzi, nel comitato aziendale della settimana scorsa lo Snami di Treviso aveva proposto di definire tutta la provincia come zona disagiata a causa della carenza di camici bianchi. Difficile però pensare di proporre anche la stessa Treviso come zona disagiata. Si seguirà una via di mezzo. «La possibilità esiste spiega Bruno Di Daniel, segretario dello Snami di Treviso ci auguriamo che si possa arrivare rapidamente a una proposta formale». La Fimmg di Treviso, la federazione dei medici di famiglia, è ancora più netta. «I contratti hanno dei vincoli. Ma la definizione di zone disagiate potrebbe rappresentare una via per consentire a chi lavora nelle aree periferiche di poter prendere almeno qualcosa in più tira le fila il segretario Brunello Gorini oggi ci sono aziende che assumono medici stranieri pagandoli anche 4mila o 5mila euro. Credo che in questo contesto sia meglio pagare un po' di più i medici italiani che accettano di fare un'attività per la quale oggi non c'è di certo la fila».