In carcere per droga, ma Pietro riesce a superare l'esame di maturità

Venerdì 13 Luglio 2018 di Denis Barea
In carcere per droga, ma Pietro riesce a superare l'esame di maturità
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SAN DONA' / JESOLO - Promosso. Pietro Manente ce l'ha fatta e l'altro ieri ha superato la prova orale garantendosi così il diploma di maturità. Il gran giorno doveva essere il 5 luglio ma il 20enne, di San Donà ma residente a Jesolo, invece di sedersi davanti ai commissari aveva ancora la testa tra le mani dentro la cella del penitenziario di Santa Bona dove era finito in custodia cautelare dopo essere stato arrestato assieme all'amico trevigiano Martino Pivato di 19 anni. All'interno dell'auto guidata da Manente, ma intestata al padre di Pivato, una volante della Polizia aveva trovato marijuana per un valore di 70mila euro, oltre a 3.500 euro in contanti nascosti sotto un tappetino.

 Poi durante la perquisizione a casa del 19enne venne fuori altra roba: 47 grammi di cocaina, delle tavolette di hashish e tutto l'occorrente per preparare e imbustare le dosi. Da maturando a sospettato di essere uno spacciatore il passo è stato inevitabile. E, malgrado la richiesta del suo legale, l'avvocato Remo Lot, Manente non aveva ottenuto subito l'attenuazione della misura. Il gip Angelo Mascolo davanti a cui i due ragazzi erano comparsi per l'udienza di convalida, si era infatti preso qualche ora per decidere se tenere Manente e Pivato in carcere oppure no. Poche ore ma abbastanza per impedire al 20enne di sostenere la prova orale della maturità come da calendario. Così l'avvocato si era visto costretto a inviare una comunicazione alla scuola. «Oggettiva impossibilità a presentarsi» diceva la scarna nota, a cui il liceo frequentato da Manente ha risposto qualche giorno dopo, fissando la nuova data all'11 luglio. Perché nel frattempo Mascolo, accogliendo la richiesta della difesa, aveva liberato il ragazzo a cui è stato imposto solo l'obbligo di firma. 
INGENUO E SINCEROUna decisione, quella del giudice per le indagini preliminari, che sarebbe stata ispirata dalla riconsiderazione del ruolo di Manente, che nelle sue dichiarazioni spontanee davanti al gip aveva sostenuto di aver solo accompagnato Pivato ma di non aver mai saputo che il lungo viaggio di andata e ritorno dalla Lombardia serviva per approvvigionare l'amico di stupefacenti da vendere durante l'estate fra Treviso e le spiagge del litorale veneziano.

Tanto da far dire al giudice che il comportamento del 20enne appariva, al di là delle responsabilità da dimostrare, indubbiamente caratterizzato dall'ingenuità. In carcere è invece restato Pivato, che gli esami finali della scuola superiore non doveva sostenerli perché non ammesso. Ora saranno le indagini della Procura a chiarire i dettagli della vicenda e soprattutto il ruolo di Manente. Che pur turbato da quanto accaduto è riuscito a trovare la concentrazione per prepararsi all'orale e conquistare il pezzo di carta che vale la maturità liceale.

Ultimo aggiornamento: 15:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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