I costi della crisi: decine di cani
abbandonati da famiglie in difficoltà

Lunedì 27 Luglio 2015 di Mauro Favaro
I costi della crisi: decine di cani abbandonati da famiglie in difficoltà
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TREVISO - Cani abbandonati per colpa della crisi: quelli con il chip finiscono in canile, mentre i cuccioli non ancora registrati vengono lasciati per strada. Sono sempre di più le famiglie trevigiane alle prese con disoccupazione e cassaintegrazione costrette a separarsi dal loro migliore amico a quattro zampe. Molti hanno iniziato ad alzare bandiera bianca andandolo a consegnare direttamente al rifugio. Con lo strazio di chi non avrebbe mai voluto farlo. L'allarme è lanciato dall'Enpa, l'ente che gestisce il canile di Ponzano.



«Cibo, vaccini e cure veterinarie sono cose che costano e che in un bilancio tirato possono fare la differenza -spiega Adriano De Stefano, presidente del gruppo di Treviso- Negli ultimi mesi abbiamo accolto decine e decine di cani che ci sono stati affidati da famiglie non più in grado di accudirli». «Non possiamo andare avanti, ci dicono -aggiunge il presidente- di fatto stiamo fungendo da croce rossa».



Perché non si tratta di randagi, per i quali vale la convenzione sottoscritta con i Comuni. Ma di animali consegnati volontariamente e che non vengono abbandonati. La maggior parte dei cani adulti ormai ha il microchip di riconoscimento. Lasciarli per strada vorrebbe dire andare incontro a una multa salatissima. E così finiscono sul groppone dell'Enpa, che copre di tasca propria tutte le spese per il mantenimento.



«Di contro, stanno aumentano in modo esponenziale gli abbandoni di cuccioli, perché non ancora microchippati -fa il punto De Stefano- ma fino a quando potremmo continuare in questo modo? Si dovrebbero muovere i servizi sociali: una volta accertate le condizioni economiche delle famiglie, si incarica il canile di accogliere gli animali».



Per il momento, però, non va così. Eppure il rifugio di Ponzano funziona alla grande. Da gennaio dello scorso anno a oggi ha affidato oltre 600 cani. Ma i nuovi arrivi non si fermano. All'interno della struttura adesso ce ne sono circa 130. «Se i Comuni avessero portato avanti una precisa campagna di controllo dei microchip -conclude De Stefano con una punta di veleno- non ci sarebbero stati altri arrivi e noi avremmo potuto chiudere il canile già a dicembre». Resta il proposito di trasformarlo in una pensione. Gli effetti della crisi, però, corrono più delle autorizzazioni.
Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 12:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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