Ammanchi nelle casse dell'associazione, indagato l'ex presidente dei cacciatori

Mercoledì 18 Agosto 2021
L'associazione cacciatori nella bufera

MARENO DI PIAVE - A caccia, non di selvaggina stavolta, ma della verità sui presunti ammanchi di denaro dalle casse della propria associazione venatoria. Sergio Berlato, presidente regionale dell'Associazione cacciatori veneti Confavi, esponente di Fratelli d'Italia nonché eurodeputato, ha presentato una denuncia-querela alla Procura di Treviso nei confronti di Gianni Luigi Capraro, ex presidente provinciale dell'associazione, rimosso dall'incarico a fine febbraio 2020 e ora indagato per appropriazione indebita. Il 66enne imprenditore di Mareno di Piave è l'attuale presidente dell'Ambito territoriale di caccia numero 4. Militante nelle fila di Fratelli d'Italia, nel 2018 si era candidato consigliere comunale a Treviso, sostenendo l'attuale sindaco Mario Conte. I querelanti accendono i riflettori su prelievi non giustificati, ammanchi di cassa, cifre utilizzate per finalità diverse da quelle per cui erano state stanziate. Per una cifra complessiva che si aggira sui 21mila euro.

Sulla base della denuncia presentata lo scorso dicembre e firmata anche da Rino Pesce (attuale commissario della sezione trevigiana dell'associazione venatoria), il sostituto procuratore Valeria Peruzzo ha aperto un fascicolo per appropriazione indebita: la guardia di finanza ha acquisito i registri contabili dell'associazione e Capraro si è ritrovato sul registro degli indagati. Ma andiamo con ordine.

ANOMALIE BANCARIE
Per ricostruire la vicenda occorre riavvolgere il nastro a febbraio 2020: il consiglio regionale dell'Associazione cacciatori veneti revoca l'incarico di presidente provinciale a Capraro. Il motivo? Capraro aveva invitato i presidenti delle sezioni comunali a lasciare l'associazione per entrare in un nuovo ente che lui stesso stava contribuendo a creare. Destituito Capraro, l'associazione viene commissariata e il passaggio di consegne prevede che la delega a gestire il conto corrente passi al commissario e porta con sé una serie di accertamenti bancari interni a cui l'ormai ex presidente avrebbe cercato di mettere i bastoni fra le ruote, a detta dei querelanti. Dall'esame degli estratti conto del 2019 emergono operazioni ingiustificate. La querela le elenca una dopo l'altra: il prelievo in contanti di 2.741, 69 euro non supportato da documentazione contabile; bonifici bancari per 3.600 euro a titolo di rimborso spese non meglio specificate nei confronti di una donna; un pagamento tramite Pos a una società che vende prodotti informatici che però non vengono consegnati al successore. E ancora: i 10.500 euro stanziati dall'associazione come contributi per fiere locali ma non utilizzate per le finalità indicate. Gettando uno sguardo ai movimenti bancari del 2020, Berlato e Pesce si accorgono di altre anomalie, che provvedono a mettere nero su bianco: 2.500 euro addebitati per spese si segreteria prive però di pezze giustificative, accompagnati da altri mille euro prelevati senza un supporto contabile che ne specifichi la destinazione. L'elenco prosegue con 650 euro accreditati alla stessa beneficiaria del rimborso spese dell'anno precedente, senza specificarne il motivo. Infine i 3mila euro versati a febbraio del 2020 a un circolo a titolo di contributo per una fiera dedicata agli uccelli. La manifestazione viene annullata causa Covid ma nelle casse dell'associazione sarebbero tornati, sette mesi dopo, soltanto 2.500 euro.

«OPERAZIONI INDEBITE»
«Non possiamo che ritenere come indebite tutte le operazioni di pagamento o di prelievo che non trovino supporto nella documentazione contabile che ci è stata consegnata dal signor Capraro» - scrivono alla Procura i due querelanti, precisando che era lui ad avere la delega a operare sul conto corrente della sezione provinciale e che ne determinava le uscite finanziarie. Da qui la richiesta di avviare un'indagine per appropriazione indebita, con Berlato e Pesce che in caso di processo si riservano di costituirsi parte civile per conto dell'associazione che rappresentano. Richiesta esaudita dalla Procura, che ha aperto un fascicolo. L'indagato Capraro, raggiunto telefonicamente, taglia corto: «Non ne so niente». E neppure Berlato è prodigo di parole: preferisce mantenere il riserbo vista l'indagine in corso, lasciando che siano gli inquirenti a far luce sulle presunte appropriazioni indebite.
 

Ultimo aggiornamento: 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci