Bullismo e disagio giovanile: mancano finanziamenti e operatori di strada

Lunedì 20 Marzo 2023 di Mauro Favaro
La massa di giovanissimi che si ritrova nel weekend in piazza Borsa a Treviso

TREVISO - Operatori di strada in campo per arginare il disagio giovanile. Ma il tempo scarseggia. E mancano fondi. All’inizio dell’anno scolastico sono stati persi 4 mesi a causa del bando andato deserto, anche per la carenza di educatori. Dopo l’affidamento diretto, si è partiti solo a febbraio. Ma l’attività terminerà già a giugno, con la conclusione delle lezioni. Poco più di tre mesi, insomma. «Su questo purtroppo siamo vincolati agli appalti e alle scadenze dei finanziamenti», allarga le braccia Gloria Tessarolo, assessore al sociale di Treviso. Tra l’altro gli interventi non sono semplici e la necessità di moltiplicare le forze in campo sono confermate dai sempre più diffusi casi di bullismo e di violenza tra i giovani, testimoniati anche dei sabati pomeriggio trevigiani, quando in città si ritrovano centinaia di ragazzini che, in questi mesi, si sono spesso lasciati andare a comportamenti violenti


LE FORZE IN CAMPO

Non si ragiona più per comune, ma per ambito (i 37 paesi dell’ex Usl di Treviso). La cooperativa Kirikù di Montebelluna ha messo a disposizione 7 operatori di strada. Il raggio d’azione è in particolare quello di 5 comuni: Treviso, Villorba, Mogliano, Oderzo e Motta di Livenza. Sono state coinvolte 16 superiori. Questi interventi specifici, però, si svolgono all’esterno delle scuole, tra stazioni, fermate, luoghi di ritrovo, aree di riferimento dei quartieri e così via. Senza sovrapporsi ai progetti sviluppati dall’Usl della Marca all’interno degli istituti. Su Treviso, tra l’altro, sono attivi anche gli operatori di strada delle parrocchie, anche se non su incarico comunale. In questo caso soprattutto nella zona della stazione, spesso area di scorribande da parte di baby gang. Nei giorni scorsi gli stessi operatori delle parrocchie hanno smorzato sul nascere alcune risse tra ragazzini. Nonostante il poco tempo a disposizione per il progetto d’ambito attorno alle scuole, in ogni caso, il lavoro fatto non verrà perduto. «Quello che viene raccolto poi rimane – specifica Tessarolo– come comune capofila, stiamo lavorando proprio per riuscire ad avere continuità sulle informazioni». 


IL NODO FINANZIAMENTI

Ed è fondamentale, dato che anche trovando nuovi finanziamenti non ci sono certezze su chi potrebbe aggiudicarsi il prossimo bando.

Così il gestore seguente potrà almeno partire da una base. «Queste sono le logiche dei finanziamenti che arrivano dall’alto: purtroppo non danno continuità – conferma l’assessore – cerchiamo di fare del nostro meglio con gli strumenti che abbiamo». 


LAVORO DI SQUADRA

Nasce da questa necessità la piccola rivoluzione fanno guardando all’ambito e avvicinando gli assessorati al sociale e alle politiche giovanili dei vari Comuni. «I giovani girano tra tanti comuni. Per questo abbiamo condiviso tra tutti che era ora di maturare un ragionamento complessivo: sulle politiche giovanili e sul disagio giovanile è inutile che ogni comune lavori sul proprio singolo progetto – chiarisce Tessarolo – in questo senso, è stato dato mandato a un’unica cooperativa (Kirikù, ndr) di presidiare luoghi diversi tra loro, e quindi con flussi diversi. Mettiamo assieme tutte le informazioni e tutte le proposte che vengono fatte per i giovani, sia formali che informali, dando vita a un quadro generale». Si punta anche a definire gli spostamenti dei ragazzi. Ad esempio quelli che di sabato pomeriggio hanno già dato vita ad azioni aggressive o violente nel centro di Treviso. L’obiettivo, in sintesi, è capire da dove arrivano per verificare se è possibile andare a inserire nuove proposte dedicate ai giovani, anche al di fuori del capoluogo, per avviare azioni di prevenzione a livello territoriale. «Si tratta di un grosso passo in avanti – sottolinea l’assessore – così possiamo definire una programmazione condivisa». L’importante è unire le forze. C’è già stato un incontro tra gli operatori di Kirikù con il Progetto giovani gestiti da La Esse. Senza dimenticare i progetti finanziati attraverso bandi vinti dal terzo settore. Come Giovani in centro, gestito da Volontarinsieme. Più gli interventi di parent-training per formare i genitori, che spesso restano a disposizione come volontari o per altri progetti. «È necessario mettere assieme tutte queste cose, creando delle connessioni – conclude Tessarolo – non è semplice ma è indispensabile per tessere una trama generale soprattutto sulla povertà educativa e sul disagio giovanile». 

Ultimo aggiornamento: 07:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci