Prendono di mira un compagno di classe. I bulli hanno meno di 14 anni, a rispondere saranno i genitori

Domenica 27 Novembre 2022 di Maria Elena Pattaro
Bulli prendono di mira un compagno di classe
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TREVISO - Le accuse sono pesanti, loro troppo giovani per essere imputabili. Così probabilmente saranno i genitori a dover rispondere in sede civile degli atti di bullismo compiuti dai loro figli, risarcendo la vittima.

Il caso-choc è quello dell’11enne vessato da tre compagni, in un comune dell’hinterland di Treviso al punto da arrivare a dire: «Meglio morire che andare a scuola». La famiglia del ragazzino, che continua a rimanere a casa da scuola, venerdì ha sporto querela contro i tre ex amici, da un anno diventati suoi persecutori. Istigazione al suicidio, minaccia, stalking, lesioni personali sono i reati ipotizzati. Sul caso indaga ora la procura dei minori di Venezia. Ma anche se le indagini dovessero accertare le responsabilità dei ragazzini, trattandosi di minori sotto i 14 anni, non avrebbero conseguenze di natura penale. A rispondere delle loro condotte saranno semmai i genitori, in sede civilistica. 


LA STRETTA
Di fronte a una piaga dilagante, che colpisce duro anche nella Marca, il ministro della Giustizia Carlo Nordio annuncia una stretta: «Bisogna agire con più severità. Questo non significa necessariamente mandare dietro alle sbarre chi fa opere di bullismo. Ma significa punirlo severamente e impedire che ricada in questo comportamento spregevole» ha affermato ieri a margine della presentazione dell’ultimo libro del governatore Luca Zaia a Palazzo dei Trecento.


AL PROVVEDITORATO
Intanto la madre dell’11enne, dopo la querela presentata ai carabinieri, ha intenzione di presentare un esposto al Provveditorato agli studi denunciando il comportamento della preside e di alcuni insegnanti. Il motivo? Non avrebbero fatto e non starebbero facendo abbastanza per proteggere il figlio dai bulli, che frequentano lo stesso istituto. «Sono anche stata trattata in modo razzista» - dice la donna. I genitori sono stati ricevuti venerdì mattina dalla dirigente scolastica ma «abbiamo ricevuto solo indicazioni sulla trafila burocratica per affrontare il caso. La scuola non ci ha garantito maggiore protezione». L’11enne, per volere dei genitori, continua a rimanere a casa, facendo home schooling con la madre, anche lei insegnante. «Cambiare istituto significa darla vinta ai bulli, non è giusto. Io andrò avanti per avere giustizia e perché quello che è successo a mio figlio non capiti ad altri. Anzi mi sto attivando per sensibilizzare anche altre famiglie: non bisogna avere paura». Nello stesso istituto ci sarebbe stato venerdì mattina un altro episodio sospetto: un 11enne che ha ricevuto un pugno in faccia durante la ricreazione mentre stava giocando con altri compagni. L’istituto dal canto suo ha avviato un’istruttoria interna per verificare i fatti e individuare le misure più efficaci da adottare: nei prossimi giorni verranno sentite tutte le parti coinvolte. Intanto il caso dell’11enne ha acceso i riflettori su un fenomeno di cui purtroppo sono vittime tanti altri studenti, con l’età media di vittime e bulli sempre più bassa. Nella Marca c’è addirittura chi alle medie è stato costretto a cambiare scuola, a soli due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, per sfuggire ai bulli. 

Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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