Rapinato mentre aspetta la pizza: «Mi procuro una pistola anch'io, chiederò il porto d'armi»

Sabato 8 Maggio 2021 di Lina Paronetto
Marco Pasqualin
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BREDA DI PIAVE - «Cosa farò ora? Avanzerò richiesta per farmi il porto d’armi. Se la pistola ce l’avevano loro, perché non posso averla io?». Marco Pasqualin, parrucchiere di Breda di Piave, è il cliente che giovedì sera si è ritrovato due pistole puntate contro mentre aspettava la pizza alla pizzeria “Il puffo”, a un centinaio di metri dal suo negozio, proprio dietro la chiesa. Erano da poco passate le otto, Marco aveva chiuso il salone che gestisce da sette anni a Breda, il “Firts Class da Marco” in viale Trento Trieste, ed era andato dall’amico pizzaiolo per ordinare la cena. «Stavo chiacchierando con lui e aspettando la pizza - racconta - quando l’ho improvvisamente visto impallidire. Mi sono allarmato, ho capito che qualcosa non andava, mi sono girato e mi sono trovato di fronte quei due ragazzi: mascherina, cappuccio, cappellino, entrambi armati di pistola». I due non erano interessati all’incasso della pizzeria per asporto, come si poteva pensare lì per lì, ma a qualcosa che Marco aveva addosso, il suo orologio: Uno dei due - ricostruisce - mi ha intimato di dargli il mio orologio d’acciaio, non mi hanno chiesto altro. Eppure indossavo anche altro, anelli, Niente. Tenetevi l’orologio, ho detto: l’hanno sfilato loro dal polso, mentre uno lo prendeva, l’altro continuava a tenermi la pistola puntata alla testa».

Sulle pistole Pasqualin afferma che una aveva il bollino rosso e gli è sembrata di plastica, mentre l’altra era di acciaio. I due ragazzi non gli sono sembrati italiani. Tutto si è svolto in una manciata di secondi, spiega il giovane: una volta avuto quello che volevano, hanno fatto qualche passo all’indietro, verso l’uscita, senza abbassare le armi, quindi hanno preso la porta e si sono dati alla fuga a piedi. «Non hanno chiesto soldi, né a me né al pizzaiolo - sottolinea - Suppongo mi stessero dietro da un po’».

Pasqualin gestisce il negozio da tempo e la clientela, dice, non è solamente trevigiana: «Vengono persone anche da fuori». E ripete che, a parer suo, una delle due pistole era giocattolo, ma l’altra sembrava vera. Immediata la telefonata ai carabinieri, che sono arrivati con quattro pattuglie: «Sono arrivati qui, hanno iniziato a girare, guardare le targhe delle auto, il maresciallo della stazione di Maserada mi ha accompagnato in caserma, si sono comportati nel migliore dei modi». Obiettivo, cercare di risalire ai rapinatori, che le telecamere di videosorveglianza dei vari esercizi della zona potrebbero aver ripreso. Ieri mattina, Marco era in salone come sempre: la disavventura della sera prima non lo ha costretto a rinunciare, anzi. «Certo che sono andato a lavorare - dice - non mi faccio fermare». Di sicuro, al di là dello sconcerto del primo momento, ripensare a quello che è capitato lo spinge ad altre riflessioni: «Ti fa capire che è qualcuno vicino a te, che sei seguito da giorni, sono cose che ti segnano». Ora, spiega, prenderà nuove precauzioni. Le telecamere, in negozio, già le aveva, ma non è a questo che si riferisce. «Starò ancora più attento e mi prenderò delle precauzioni personali. Avanzerò richiesta di porto d’armi, così da poter girare con la pistola o tenerla in salone per far sì che cose come questa non succedano più». All’orologio che gli hanno portato via, ci teneva, conclude: «Ma tengo di più alla mia vita, alla mia salute e ai miei cari. Per fortuna ero da solo è andata bene così. Cosa direi ai due rapinatori se me li trovassi ora davanti: direi spero pero che ne sia valsa la pena per tutto quello che verrà».

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