Capodanno. Botti e sei feriti le ordinanze restano sulla carta

Mercoledì 2 Gennaio 2019 di Carlo F. Dalla Pasqua
Capodanno. Botti e sei feriti le ordinanze restano sulla carta
TREVISO Nonostante ordinanze, inviti e raccomandazioni, i botti a Capodanno sono stati sparati. Magari in quantità minore rispetto agli anni scorsi, ma l'abitudine di lanciare fuochi d'artificio è tutt'altro che scomparsa e in provincia ha provocato 6 feriti, anche se tutti lievi. I sindaci che hanno emesso l'ordinanza che proibiva i fuochi cercano comunque di non alimentare polemiche.


Mario Conte, primo cittadino di Treviso, per esempio: «Sì, botti ce ne sono stati, non lo nego, ma sicuramente meno degli anni scorsi. Posso dire fin da oggi che l'ordinanza verrà ripetuta. E comunque mi sembra che, da noi, l'abitudine di festeggiare in questo modo sia un fenomeno in via di esaurimento». In via di esaurimento, ma di certo  non scomparso, come testimonia Mara Canzian, ambientalista e candidata alle elezioni comunali di Treviso lo scorso giugno: «Sembrava di essere in guerra: i cellulari dei volontari suonavano in continuazione per i cani scappati e gli appelli da pubblicare».

LE ASSOCIAZIONILe associazioni animaliste avevano messo in guardia dalle conseguenze dei botti. Non se l'erano presa soltanto con Claudio Sartor, sindaco di Cornuda, che aveva sbandierato ai quattro venti la sua intenzione di «continuare la tradizione dei botti», avevano anche diffuso appelli sui social network. L'Enpa, per esempio, aveva lanciato una campagna con uno slogan: Cambiare le tradizioni può essere un passo avanti verso la civiltà e tu puoi fare la differenza. Ma, come hanno testimoniato in molti ieri, quella campagna non è servita a molto. C'è chi ha usato toni arrabbiati e chi ha preferito l'ironia, ma tutti coloro che sono intervenuti su questo tema su Facebook, Twitter e Instagram hanno scritto che sono stati moltissimi gli animali spaventati e scappati via a causa dei botti sparati a Capodanno. E di multe, a Treviso e nel resto della provincia, non si è vista neppure l'ombra: sia perché si è puntato molto sulla prevenzione sia perché la situazione economica degli enti locali, in questo periodo, induce spesso le amministrazioni a non utilizzare il personale in orario straordinario o notturno, se non in caso di estrema necessità.

IN PROVINCIAI sindaci di Conegliano e Montebelluna, che avevano emesso un'ordinanza più limitata di Treviso, preferiscono mettere l'accento sulla festa riuscita nel centro della città, piuttosto che soffermarsi su coloro che hanno violato la loro ordinanza. Specifica Fabio Chies, sindaco di Conegliano: «In centro c'era moltissima gente, è stato bellissimo. La mia ordinanza riguardava soltanto la zona centrale della città, ma dai controlli fatti con la polizia locale mi risulta che anche le frazioni abbiano festeggiato in modo tranquillo. D'altra parte molti hanno a casa animali e sanno quanto male facciano loro i botti». E Marzio Favero è felicissimo per il ritorno dei festeggiamenti in centro: «Un successo, c'era una marea di gente». A Montebelluna i divieti erano limitati alle aree pubbliche e alle sole giornate del 31 e dell'1, una scelta che Favero difende: «facciamo così da anni e nessuno si lamenta, è una formula che mi sembra azzeccata».
IN EXTREMISChi ha firmato un'ordinanza in extremis, il 31 dicembre, è stata Angela Colmellere, deputata e sindaco di Miane. Il pericolo lì era diverso, era quello degli incendi boschivi: «Causa previsione di venti forti in quota, ho emesso il divieto dell'uso di petardi e altri fuochi artificiali su tutto il territorio comunale di Miane da questa sera fin al 7 gennaio» ha detto l'ultimo giorno dell'anno.
IL SENSO CIVICO«In questo periodo ho 3 vigili in meno - commenta Maria Scardellato, sindaco di Oderzo - e non posso permettermi controlli notturni. Devo affidarmi al senso civico, che purtroppo in alcune situazioni è mancato. Alberto Cappelletto, sindaco di San Biagio, aveva emesso l'ordinanza. Anche nel suo territorio i fuochi non sono mancati, ma lui è ottimista: «Registro, anche dai commenti nei social, una diminuzione. Bisogna avere pazienza e creare la consapevolezza che vi sono alternative a quel tipo di divertimento».
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