Picchiati dal branco a Cortina, la madre terrorizzata: «Aggrediti da gente abituata alla violenza»

Il terrore della famiglia di uno dei pestati per la chiamata nella notte: "Pronto, polizia"

Sabato 8 Gennaio 2022 di Carlo F. Dalla Pasqua
II centro di Cortina
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TREVISO - «Hanno chiamato mio marito all'una e mezza: "Pronto, polizia di Cortina". Ho pensato che fosse successo un incidente a mio figlio». Non era successo un incidente, ma è cominciata allora una notte insonne per un'avvocata di Treviso e per suo marito, genitori di uno dei sette ragazzi che la notte fra l'1 e il 2 gennaio erano stati aggrediti da una banda di ventenni romani in centro a Cortina, in corso Italia, a due passi dall'hotel de la Poste. Prosegue l'avvocata: «Abbiamo preso paura, ma la polizia ci ha detto di stare tranquilli, che nostro figlio era in ambulanza e lo avrebbero portato all'ospedale perché aveva preso un colpo alla testa. Un collega del primo poliziotto, poi, ci ha detto che era stato vittima di un'aggressione e che non era grave».

LA RICOSTRUZIONE
Il ragazzo, quando è tornato a casa, ha raccontato a mamma e papà che cos'era successo: «Erano cinque ragazzi e due ragazzi, tutti compagni di classe al liceo, che stavano tornando a casa canticchiando fra di loro quando hanno incontrato quest'altro gruppo.

Uno si è fermato davanti al gruppo di mio figlio e ha chiesto Che guardi?. La risposta, tranquilla, è stata "Niente, stiamo tornando a casa, buona notte". Poi mio figlio ha aggiunto: E buon anno».

A quel punto, per motivi ancora ignoti, alcuni degli aggressori si sono sfilati le cinture. «E hanno gridato Forza Lazio, senza che nessuno prima avesse fatto allusioni calcistiche» aggiunge l'avvocata. E poi continua: «Due del gruppo di mio figlio hanno portato in salvo le ragazze, gli altri tre sono stati colpiti: uno al ginocchio, un altro a un fianco e a una spalla. Mio figlio ha provato a scappare, ma vicino all'hotel de la Poste è stato raggiunto e centrato alla testa con una sedia trovata all'esterno di un locale. Un colpo dietro l'orecchio, che lo ha fatto sanguinare e svenire. Nel frattempo uno dei suoi amici era riuscito a comporre il numero di emergenza e a chiamare la polizia. Quando gli aggressori si sono accorti che stavano per intervenire le forze dell'ordine, se la sono data a gambe».

IN OSPEDALE
Quando il ragazzo è arrivato in ospedale a Cortina, l'avvocata è stata chiamata anche dall'unico maggiorenne della compagnia di studenti: «Mi ha detto di stare tranquilla, che erano al pronto soccorso ma che mio figlio stava bene». Poco dopo ho parlato anche con un medico, che gentilmente ci ha spiegato quale era il protocollo che dovevamo seguire quando sarebbe tornato a casa»

CONTAGIATI DAL VIRUS
Il gruppo di trevigiani decide di tornare a casa e la mattina riparte in auto: «Quando arriva, mio figlio era raffreddato e ho chiamato il medico di base per parlargli di questo e di quello che mi avevano raccomandato di fare dall'ospedale di Cortina. Per prudenza il medico ha prescritto un tampone e così abbiamo scoperto la positività al virus. Nel giro di poche ore si è scoperto che si erano tutti contagiati ed è stato per questo che l'episodio non è stato ancora denunciato. Anche se so che la polizia, in via informale, ha ascoltato il ragazzo maggiorenne del gruppo, probabilmente per capire come erano andate le cose». E lei che idea si è fatta? «Che i nostri figli abbiano incontrato persone avvezze alla violenza: togliersi la cintura dei pantaloni prima di attaccare è un gesto che può fare solo qualcuno che è abituato ad aggressioni. E non c'era alcun motivo per scatenare una rissa: i nostri figli stavano soltanto tornando a casa dopo una tranquilla serata in vacanza». Rimanderà suo figlio a Cortina? «Fino a quel momento era stata un'esperienza bella, si erano divertiti e anche lui comunque mi ha detto che avrebbe voglia di tornarci. Certo, magari lo rimanderò in un periodo più tranquillo, non durante giorni di festa, visti gli incontri che ha fatto».
 

Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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