Il bosco urbano muore: «Duemila alberi lasciati senza acqua, tutto da buttare»

Domenica 26 Giugno 2022 di Mauro Favaro Valeria Lipparini
Il bosco urbano di San Paolo

TREVISO - Il nuovo bosco di San Paolo sta cedendo sotto i colpi della siccità. «Ci sono 2mila alberi da buttare» è la denuncia che arriva dai residenti. Il problema è stato sollevato in particolare da Marco Scolese, ex consigliere provinciale, residente: «Pare che nessuno in questi giorni di caldo abbia dato acqua». «Ci sono soldi di tutti spesi male, responsabilità da individuare e per le quali qualcuno dovrà rispondere incalza Scolese se nei report dell'amministrazione comunale spunteranno numeri mirabolanti sui tanti alberi piantati, difficilmente il politico di turno dirà anche quanti, come in questo caso, sono stati estirpati».

Sulla questione ieri, 25 giugno, è intervenuto il Comune di Treviso.

«Le piante sono ancora tutte in carico all'azienda (che cura il nuovo bosco, ndr). Questa ultima le garantisce per due anni e in caso di necessità le sostituisce. Già questo spazza il campo da ogni ipotesi di spreco pubblico - sottolinea Alessandro Manera, assessore all'Ambiente - Non è vero che nessuno sta andando a dare da bere agli alberi. L'azienda sta irrigando ogni due o tre giorni. E' evidente che con il caldo attuale ci sono delle piante comunque in sofferenza». Negli ultimi giorni lo stesso Manera ha fatto dei sopralluoghi nel bosco di San Paolo. Ieri sono state condotte delle verifiche specifiche su terreno e cortecce. E ieri è stato dato il via libera a irrigazioni supplementari nei fine settimana. Ca' Sugana non ha ancora timbrato l'ordinanza per la limitazione del consumo di acqua, che nella maggior dei Comuni impone di contingentare l'irrigazione dei giardini.

L'AGRICOLTURA
Il grande caldo, però, presenta il conto anche agli agricoltori della Marca. Ed è salatissimo. Rincari delle materie prime a cui si aggiunge la scarsità di acqua. Il risultato? Rischio di perdere parte del raccolto e un incremento dei costi dal 15 al 50 per cento. A dirlo, uno studio elaborato da Condifesa TVB (20mila imprese associate). Sulla stessa lunghezza d'onda anche Confagricoltura e Coldiretti che tracciano un quadro preoccupante. A cui si aggiunge, come se non bastasse, l'allarme incendi. Proprio ieri ne è scoppiato uno a Santa Lucia di Piave e un altro a Mansuè. Campi dove era stato già mietuto il grano che hanno preso fuoco, impegnando per ore i pompieri nell'opera di spegnimento. A San Lucia il rogo è scoppiato in via delle Mura in un ettaro di terreno, a Mansuè invece, sono andate a fuoco sterpaglie in un campo in via Nespolo.
Intanto, il presidente del Condifesa TVB Valerio Nadal, punta il dito: «Il frumento e l'orzo che si raccolgono ora sono arrivati a maturazione con rese e qualità soddisfacenti. Per soia e mais la situazione servono costanti interventi irrigui. E se dovesse ridursi la disponibilità idrica si determinerebbe una perdita del raccolto anche totale».

I VIGNETI
Diversa la situazione per i vigneti. «Il vigneto non muore, ma se non ci sarà la possibilità di irrigare si registreranno grosse perdite». Più possibilista, ma sempre fortemente preoccupato, il presidente di Coldiretti, Giorgio Polegato: «Al momento riusciamo a sopperire al fabbisogno irriguo grazie alle riserve d'acqua ma è chiaro che non potremo chiudere la stagione se continua questa siccità. Le riserve sono sotto al 60 per cento. Servono gli invasi come bacini di raccolta e stoccaggio dell'acqua dei periodi autunnali per poi sopperire ai fabbisogni di primavera ed estate. Il progetto c'è in Regione, ha costi importanti ma vista l'emergenza è l'unica scelta da fare per guardare al futuro con serenità». E conferma che a soffrire maggiormente sono i seminativi - mais e soia - che soddisfano principalmente la domanda di mangimi per le 300 stalle. In provincia si parla di circa 50mila ettari. E Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso. rilancia: «In agricoltura siamo già al razionamento perchè i canali che portano acqua nelle zone lontane dalla Pedemontana sono quasi asciutti ed è sospeso l'attingimento. Tutta l'area a sud di Treviso è già in sofferenza. Si è sempre parlato di costruire invasi, peccato che dalle parole non si sia mai passati ai fatti. I fondi del Pnrr sono l'ultima occasione per mettere in cantiere opere infrastrutturali». E poi, fa un calcolo: «A rischio il raccolto di mais (20mila ettari) e soia (14mila ettari) che, nella Marca, vale circa 100 milioni». La parola d'ordine è, dunque, una sola. Lo sottolinea Bonaldi: «Dobbiamo fare pressione perchè i progetti nel cassetto diventino realtà. Bisogna farlo ora, oppure sarà tardi».
 

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