Le bombe erano per l'impiegata truffatrice: aveva sottratto almeno 5 milioni di euro

Mercoledì 12 Febbraio 2020 di Giuliano Pavan
I danni alla Volkswagen T-Roc di Gabriella Burgnera 60enne di Vazzola
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GODEGA - Le bombe carta avevano un obiettivo preciso: l'ex dipendente infedele Gabriella Brugnera. La prima è andata a segno, colpendo la Volkswagen T-Roc in uso alla 60enne di Vazzola. La seconda invece no: un ordigno meno potente, che in un primo momento si pensava fosse stato usato dai responsabili come diversivo per la fuga, era destinato a colpire ancora l'auto della Brugnera, ma è scoppiato a una decina di metri di distanza finendo contro il portone d'ingresso dell'officina meccanica Ellepi Car. «Non ho mai ricevuto minacce» ha riferito la donna ai carabinieri subito dopo il fatto. E ieri non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, chiudendosi nel silenzio. In via Del Rovere, a Godega di Sant'Urbano, ha sede la Mevem, società di proprietà della 60enne assieme al figlio Federico De Carlo, 34 anni di Sacile, finito anche lui anni fa nel mirino della Procura di Venezia con il fratello Andrea, 31enne di Gaiarine, gli zii Quirino (66) e Pierina (71) di Vazzola e il compagno della madre, Andrea Raccanelli, 58enne di Vittorio Veneto: sui loro conti correnti, secondo l'accusa, sarebbero transitati parte dei soldi che Gabriella Brugnera aveva sottratto tra il 2008 e il 2012 all'azienda per cui lavorava, la Art Serf di Vazzola (in primo grado sono stati condannati i figli e il fratello, assolti invece il compagno e la sorella, ndr). 

L'ATTIVITÀ I guai con la giustizia hanno spinto la 60enne a cambiare vita. Ora, infatti, è un'imprenditrice. Con la sua Mevem srl commercia macchine per caffè con relativi mobili, ma anche stufe, caminetti e barbecue, mettendo in vendita pure bioetanolo. Attività che lunedì pomeriggio è stata di fatto presa di mira da qualcuno che con la Brugnera deve avere qualche conto in sospeso. Questa è di certo la prima pista battuta dagli inquirenti. Remo Perin, titolare della Art Serf e delle altre tre società del gruppo Rigo (la Mec srl, la Oxim srl e la Edim srl) che si sono ritrovate alleggerite di almeno cinque milioni di euro (la Procura ipotizzava che l'ex dipendente ne avesse fatti sparire circa 7, ndr), tramite il suo legale, l'avvocato Guido Galletti, ha dichiarato di non essere nemmeno a conoscenza di quanto accaduto. «Da sei anni non ha alcun rapporto con la signora - afferma il legale - Gli unici legami riguardano le note vicende giudiziarie che li vedono contrapposti. È normale che, visto quanto successo, un pensiero possa essere rivolto a lui, ma è un totale abbaglio». Infatti Perin, nonostante i danni provocati dalla sua ex impiegata amministrativa che gli ha prosciugato i conti dell'azienda, ha continuato la sua attività imprenditoriale facendola crescere ancora. Gli inquirenti, su di lui, non hanno alcun sospetto. L'attenzione si è posata altrove. 

IL DENARO Al di là di un appartamento a Jesolo, uno a Borca di Cadore e un altro immobile, per un valore di circa 800mila euro complessivi, gli inquirenti non sono stati in grado di aggredire altri beni di proprietà di Gabriella Brugnera. All'appello mancherebbe quindi una cifra compresa tra i 4 e i 6 milioni di euro, stando a quanto sostiene la difesa dell'imprenditore Remo Perin, ancora in attesa di giustizia. Ma la donna, secondo l'avvocato Galletti, risulta nullatenente. L'auto colpita dalla prima bomba carta infatti non è intestata a lei. Chi l'ha lanciata sapeva però che era la 60enne a utilizzarla abitualmente. E volutamente ha agito quando nel mezzo non c'era nessuno. Un segnale che non ci sarebbe stata alcuna intenzione di far male ma soltanto dare un segnale. Una vera e propria intimidazione, almeno così pare. Di certo l'officina meccanica Ellepi Car non era il bersaglio. «L'auto era parcheggiata nei posti riservati alle aziende, sul retro della nostra officina - spiega Claudio Poletto, uno dei titolari - Abbiamo sentito due botti violentissimi: lo spostamento d'aria ha piegato il portone, tanto che alcuni detriti sono finiti dentro all'officina. Lo scoppio ci ha fatto fare un balzo, abbiamo preso un grosso spavento, poi siamo usciti per vedere cos'era successo: la macchina era sventrata, i danni molto ingenti. Il nostro portone era piegato, ma credo che l'obiettivo non fossimo noi». Una versione resa anche ai carabinieri che lunedì pomeriggio, dopo la doppia deflagrazione, hanno sentito tutti i dipendenti dell'officina per cercare di ricostruire quanto era appena accaduto.
 

Ultimo aggiornamento: 16:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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