Bomba davanti casa, è stato lo zio. Il nipote: «Non me lo sarei mai aspettato»

Martedì 27 Febbraio 2018 di Alberto Beltrame
Simone Rech

MONFUMO - Dopo la paura, lo sconcerto. Perché Simone Rech mai si sarebbe aspettato che ad architettare l'attentato in grado di mettere a rischio la sua vita e quella della moglie, potesse essere un parente, il prozio Attilio Bergamin, finito sul lastrico, secondo quanto emerso, a causa delle attività finanziarie e immobiliari rivelatesi fallimentari condotte con il padre del 31enne, Emanuele Rech. Di queste vicende Simone Rech si dice completamente all'oscuro. Ma il successo della sua attività, in particolare quella della tenuta Amadio, nella quale anche il genitore rivestirebbe un ruolo di peso, è stato considerato un obiettivo dal mandante dell'attentato che lo scorso 3 ottobre ha rotto il silenzio delle vallate di Monfumo in cui si è consumata l'intimidazione dettata da una vera e propria faida familiare.

«Sono molto sorpreso - ammette il giovane imprenditore vitivinicolo - ma questa persona (si riferisce al prozio, senza mai nominarlo) non ha mai fatto parte della mia cerchia ristretta. Sono almeno 15 o 20 anni che non lo vedo. Sapevo che c'erano delle tensioni in famiglia, ma non così forti da destare sospetti». Simone Rech, all'indomani dell'esplosione che gli ha distrutto la porta di casa (un ordigno bellico della prima guerra mondiale riempito di esplosivo), aveva ipotizzato che qualche concorrente potesse essere stato mosso dall'invidia. «Fosse così mi dispiacerebbe molto» aveva detto, sottolineando però di non aver mai fatto un torto a nessuno e di non aver mai avuto nemici...

 
 

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