Impatti con gli uccelli: Canova aeroporto a rischio

Giovedì 25 Agosto 2022 di Mauro Favaro
BIRDSTRIKE L'impatto con i volatili è un problema anche per gli aerei in decollo dal Canova di Treviso

TREVISO - Gli animali si sono ripresi l’aeroporto Canova durante i 15 mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza Covid. Gli uccelli presenti nei 120 ettari dello scalo, in particolare, sono aumentati di oltre il 55%. Prima dell’esplosione dell’epidemia ne erano stati censiti 92.300. L’anno scorso, invece, ne sono stati contati più di 143.400. I numeri sono stati messi in fila nell’ultima relazione sugli impatti tra gli aerei e i volatiti (birdstrike), così come il resto della fauna in generale, pubblicata dall’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile.

E non sono strani per un aeroporto che si estende nel parco naturale del Sile ed è di fatto abbracciato dal fiume, senza contare che nella stessa zona ci sono diversi allevamenti di pesci che inevitabilmente attirano una grande quantità di uccelli. Da qui la necessità di correre costantemente ai ripari per scongiurare il rischio che i volatili possano danneggiare gli aerei in fase di decollo o atterraggio.

DATI ALLARMANTI

Il 2021 è stato emblematico. Si, perché il Canova è stato riaperto solo il primo giugno, dopo la lunga chiusura legata all’emergenza coronavirus. Nel giro di 6 mesi ha registrato 13.886 movimenti, tra decolli e atterraggi. E si sono verificati 15 impatti tra aerei e uccelli, tra rondini, gabbiani, poiane, gheppi e aironi guardabuoi. Non pochi se si pensa che nel 2019, con oltre 10.200 voli in più ci si era fermati a 19 impatti con uccelli. In proporzione, a differenza di quanto si potrebbe pensare, il problema del birdstrike si fa sentire più a Treviso che non a Venezia. Al Marco Polo, infatti, l’anno scorso ci sono stati 30 impatti tra aerei e uccelli. Il doppio di quelli contati al Canova, ma a fronte di un traffico aereo che è stato quasi tre volte quello registrato nello scalo della Marca. Allargando l’orizzonte il discorso non cambia. L’aeroporto di Milano Linate, ad esempio, l’anno scorso ha contato 35 impatti con volatili rispetto a un conto totale dei voli pari a quasi 5 volte quello di Treviso.

DANNI E PERICOLI

L’indice di rischio del Canova viene valutato come stabile. Oltre ai singoli dati dell’aeroporto, l’Enac sottolinea che in media il 2,9% degli impatti tra aerei e animali selvatici arriva ad avere degli effetti sul volo. E in poco più del 3% dei casi vengono registrati dei danni. Ecco perché è fondamentale trovare delle soluzioni per ridurre il numero di uccelli presenti nell’area della pista. Nello scalo trevigiano è attiva una Bird Control Unit. Per allontanare gli uccelli vengono usati due sistemi di distress-call, veicolare e portatile. In sostanza attraverso un megafono viene riprodotto il verso dei volatili in situazione di pericolo. E questo spinge i loro simili a cambiare aria. Ci sono poi i laser e un cannone a gas, controllato da remoto con un telecomando. Già tempo fa Save/AerTre, la società che gestisce lo scalo trevigiano, aveva assunto un operatore incaricato di sparare a salve per allontanare i pennuti dalle rotte di decollo e atterraggio.

INTERVENTI DI BONIFICA

«L’unità dispone inoltre di falchi da basso e alto volo -specifica l’Enac- due tablet con App Wildlife Monitor e un’auto allestita con fari alta luminosità». Non solo. Per quest’anno è stata prevista anche una formazione periodica online degli addetti alla sicurezza impegnati nel contrasto al fenomeno dei wildlife strike. E nel mirino non ci sono solamente gli uccelli. «Si prevede di realizzare interventi di bonifica per le talpe e i lombrichi avvistati in airside -tirano le fila dall’ente nazionale per l’aviazione civile- e di bonificare la recinzione prossima all’area militare in disuso da cui si presume possono entrare le lepri». 

Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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