Montebelluna. Le rubano la bici, la ritrova e chiama i carabinieri: «Se la riprenda»

Venerdì 17 Gennaio 2020 di Laura Bon
Montebelluna. Le rubano la bici, la ritrova e chiama i carabinieri: «Se la riprenda»
MONTEBELLUNA (TREVISO) - Le hanno rubato la bicicletta, parcheggiandola incustodita poco distante. Quando però la vittima del furto, notato il suo mezzo, ha chiamato i carabinieri chiedendo il loro intervento, le sarebbe stato risposto di prendere la bici e riportarsela a casa. Un episodio, quello segnalato da una Montebellunese sulla pagina Facebook Vivere Montebelluna, che ha suscitato un vero pandemonio sulla rete. Tanto che, dopo che l'amministratore della pagina Maurizio Deon ha rimosso i commenti più violenti, è stata la stessa autrice del post a cancellarlo. Ma ormai la notizia era girata. «Oggi pomeriggio -ha scritto la donna sui social - mi è stata rubata la bicicletta chiusa con il lucchetto davanti alla biblioteca. Me ne torno a piedi a casa sconsolata e nei pressi della stazione vedo un africano sulla mia bicicletta che si vanta del suo nuovo acquisto con un altro». E aggiunge: «Io li fisso entrambi riconoscendo la mia bicicletta, li seguo e la parcheggiano senza chiuderla sulla strada». Ma è quanto descritto in seguito che accende le polemiche: «Telefono ai carabinieri per avvisarli e mi consigliano di prenderla e portarla a casa, senza intervenire». E così la donna ha fatto, seppur con una bici «privata del cestino posteriore e del lucchetto». I Montebellunesi hanno reagito nei modi più disparati. Tra chi ha evidenziato il fatto che siamo a rischio di furto anche in pieno giorno e davanti a un luogo pubblico, chi è andato oltre suggerendo giustizia sommaria e chi ha chiesto di ringraziare Salvini del clima da saloon tra gli stessi utenti del web. «Ho cancellato qualche commento perché eccessivo - spiega lamministratore Maurizio Deon -. Ricordo che qualcuno invitava alle botte, qualche altro ce l'aveva con i carabinieri. Effettivamente rispondere alla donna di portarsi a casa la bici non è proprio appropriato, ma è anche vero che non possono uscire per ogni quisquilia». Va anche detto che gli stessi carabinieri, proprio un paio di giorni fa, erano riusciti a fermare delle persone autrici del furto di un'altra bicicletta, non prima di un rocambolesco inseguimento lungo la ferrovia. 

LA PRECISAZIONE
I carabinieri, rispetto a quanto segnalato dalla donna, hanno precisato che alla signora è stata offerta massima disponibilità ma che purtroppo, in quel momento, non c'era alcuna pattuglia disponibile. «Il soggetto che aveva preso la bici, stando a quanto ci ha riferito, si era già allontanato, e di lui non ha saputo fornirci indicazioni- hanno spiegato i militari dell'Arma -. Il territorio è molto vasto, e le pattuglie erano tutte impegnate in altre attività urgenti. Non potendo raggiungerla subito sul posto, l'operatore, visto che non c'era più nessuno, le ha consigliato giustamente di riprendersela prima che sparisse di nuovo, e di raggiungere il comando per denunciare quanto accaduto». La donna però in comando non c'è mai andata.

IL DIBATTITO
Il mancato intervento, seppur motivato, ha riaperto il dibattito sulla carenza d'organico delle forze dell'ordine nella Marca. «Le carenze d'organico riguardano tutti - spiega il segretario del Coisp Berardino Cordone -, anche perché, specie l'Arma, oltre alle dislocazioni di personale legate ad esempio all'ordine pubblico, deve mantenere sempre presidiate stazioni e comandi. Quello che si può fare, in questo momento, è cercare una migliore collaborazione interforze: quando le pattuglie sono impegnate in altri interventi, si dovrebbe poter contare su quelle di altri corpi, ad esempio quello dei vigili urbani, cercando così di garantire l'uscita di una pattuglia una volta ricevuta la chiamata». «Il problema è la sovrapposizione tra le sale operative, presidiate 24 ore su 24 - aggiunge il segretario trevigiano del sindacato di polizia Sap Maurizio Casagrande -, che tra polizia, vigili urbani, carabinieri e finanza impiegano un numero elevato di uomini, sottratti ad altri compiti, tra i quali quello di poter presidiare al meglio il territorio. Credo sia arrivato il momento di organizzare un tavolo trasversale tra forze dell'ordine e politica, per discutere di tutti i problemi legislativi e organizzativi dell'apparato della sicurezza e della giustizia. Il punto è che quando si comincia a parlare di costi, tutto diventa più difficile. Bisognerebbe cominciare a fare dei progetti a lungo termine, di almeno 10 anni, tenendo conto che, ad esempio, nel 2024, ci saranno tantissimi pensionamenti, e bisogna già pensare a come rimpiazzare il personale».
Laura Bon
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