Morto Gilberto. Il silenzio della politica. E sulla rete va in scena la gogna anti-Benetton

Mercoledì 24 Ottobre 2018 di Angela Pederiva
Gilberto Benetton
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I funerali di Gilberto Benetton saranno celebrati venerdì alle 11 nel duomo della sua Treviso. Questa è la notizia, tutto il resto è solo il silenzio imbarazzato della politica e l'odio chiassoso sui social. Due facce di una medaglia comunque triste, da qualunque punto la si voglia guardare. La famiglia Benetton è un simbolo dell'imprenditoria italiana, è un'avventura locale diventata un marchio globale, è un impero che dopo le iniziali roccaforti dell'industria e del commercio ha gradualmente conquistato anche i fortini della finanza, dell'immobiliare, dello sport, dell'editoria, dei servizi, delle infrastrutture. Non foss'altro appunto che per le concessioni autostradali, la dynasty trevigiana nelle sue variegate espressioni societarie è divenuta la controparte privata degli enti pubblici. Nel bene e pure nel male, come si è visto con la tragedia di Genova, quando le accuse politiche alla società Autostrade e alla controllante  Atlantia si sono immediatamente tradotte in attacchi personali ai Benetton e in particolare proprio a Gilberto. «Dopo il crollo del ponte Morandi parlare dei Benetton era come parlare del diavolo e questa cosa lo ha distrutto», ha rivelato ieri Flavio Briatore, team manager della scuderia che vinse quattro titoli mondiali in Formula 1 negli anni 90. Alla sua morte, nessun esponente del Governo gialloverde ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica, neanche di cordoglio strettamente istituzionale. E così come da Lega e Movimento 5 Stelle, nemmeno dagli altri partiti sono arrivate particolari attestazioni di condoglianze o semplicemente di ricordo, al di là delle poche registrate in ambito veneto. Briatore non si è trattenuto: «Il crollo del ponte di Genova ha fatto una vittima in più: Gilberto Benetton. Lo avevo visto una decina di giorni prima del tragico evento, eravamo stati insieme un'oretta e ci eravamo salutati con un abbraccio e non stava così male. Poi lo sciacallaggio che la sua famiglia ha dovuto subire nei giorni dopo il 14 agosto gli ha dato il colpo di grazia». 

I TWEET
Pietà l'è morta, soprattutto sui social network. Dopo i primi lampi di astio ancora nell'immediatezza del decesso, a scatenare un incontenibile diluvio di rancore è stato in particolare un tweet della giornalista Myrta Merlino: «Chi festeggia la morte di Gilberto Benetton è uno squallido idiota. Oggi c'è solo da essere vicini a una famiglia che, nel bene e nel male, rimane un simbolo dell'Italia. Molto più di quanto le iene del web siano capaci di comprendere». Risposta di tale Nico: «Non festeggiamo. Ma ci è concesso il non provare alcun dispiacere per chi ha sulla coscienza i morti (e gli sfollati) di Genova?». Domanda di un certo Francesco: «I Benetton hanno continuato a festeggiare a champagne e caviale il Ferragosto dopo la tragedia del ponte di Genova, per quale motivo dovrei biasimare chi è altrettanto cinico nei loro confronti?». E via di questo passo, in un crescendo di ostentata insensibilità e pungente sarcasmo, come la vignetta che immagina così la «nuova collezione autunno/inverno 2018» di Benetton: mantelli neri con il cappuccio e, se questo già non bastasse a rendere l'idea mortifera, con tanto di decoro a forma di teschio e falce.

LE REAZIONI
Oltre a quella di Luca Zaia, fra le pochissime voci politiche che si sono levate in rispetto del defunto, una arriva proprio dalla Liguria. «La morte di Gilberto Benetton mi dispiace ha detto il governatore Giovanni Toti (Forza Italia) .

Si tratta di un grande imprenditore che ha creato un pezzetto del Made in Italy con cui questo Paese è diventato grande. Io non so quanto entrasse in Autostrade, nella sua gestione. In casi come questi, resta solo da fare condoglianze alla famiglia». Quelle che Matteo Renzi, unico fra i big del Partito Democratico, ha voluto rivolgere attraverso un video su Facebook: «È morto Gilberto Benetton e immediatamente la Rete ha iniziato a sparare le più incredibili assurdità. Mi riferisco ad alcuni dementi che stanno in Rete, alcuni squallidi sciacalli. Vorrei che Gilberto Benetton fosse ricordato per quello che è stato, un grande imprenditore italiano che insieme ai fratelli, venendo su dal niente, ha costruito una storia di successo incredibile. È evidente che tutti abbiamo nel cuore e negli occhi le immagini del disastro del ponte Morandi, su cui è presumibile che i magistrati porteranno a processo Autostrade e i responsabili del crollo, ed è doveroso che chi ha sbagliato venga punito. Trovo però francamente squallido che nel salutare un grande italiano, un veneto che ha scritto una pagina importante della storia dell'economia italiana, non si riconoscano i meriti che Gilberto Benetton ha avuto». L'ex premier ha citato il loro incontro alla Ghirada, «nell'impianto che ha donato con i suoi fratelli alla città per fare sport», precisando di voler serbarne questa memoria: «Ricordo Gilberto Benetton come un italiano che ha fatto tante cose, alcune condivisibili, altre meno. Ma la passione con cui quella famiglia ha costruito dal niente una grande realtà di successo va incoraggiata e sottolineata». 

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