​Barista morto, 15 indagati per rissa. Non fu omicidio preterintenzionale

Domenica 8 Dicembre 2019 di Giuliano Pavan
Alessandro Sartor (a sinistra) e i fratelli Stella (a destra)
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CISON DI VALMARINO (TREVISO) - Il fascicolo sulla morte di Alessandro Sartor, il barista 45enne deceduto a causa di un infarto la sera del 30 maggio scorso, ha preso una piega inaspettata. Il sostituto procuratore Daniela Brunetti ha infatti notificato l'avviso di chiusura delle indagini a una quindicina di persone per l'ipotesi di reato di rissa.

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Derubricata quindi l'accusa di omicidio preterintenzionale per cui erano stati iscritti nel registro degli indagati i fratelli Alberto e Francesco Stella, 31 e 26 anni (due dei figli di Raffaello Stella, patron della Stelbi Spa di Farra, azienda molto nota per essere da anni attiva nel mondo della produzione di materiale per la termoidraulica, la climatizzazione e l'idrosanitaria, ndr), inizialmente ritenuti responsabili del decesso di Sartor, tanto da aver passato quattro giorni in carcere. Difesi dall'avvocato Danilo Riponti, si erano sempre dichiarati estranei a quanto la Procura contestava loro, e venerdì è arrivata anche la certificazione degli inquirenti: con la morte del 45enne non c'entrano nulla. 
 
IL CASO
Già l'autopsia aveva fugato ogni dubbio: l'anatomopatolgoo Alberto Furlanetto aveva infatti stabilito, nella relazione depositata a metà ottobre, che Alessandro Sartor era stato ucciso da un attacco di cuore mentre stava cercando di sedare una concitata discussione all'esterno del Bakaro di Tovena, il locale dove lavorava. In pratica le condizioni di salute del barista, che soffriva da tempo di una grave patologia cardiaca, possono aver fatto sì che l'infarto sia sopraggiunto per un forte stress emozionale o un picco emotivo. La perizia escludeva anche che la morte potesse essere stata direttamente o indirettamente causata da un fatto violento. Il post mortem peraltro aveva escluso che Sartor, come invece era stato riportato da alcuni testimoni, fosse stato colpito alla nuca dal più giovane dei fratelli Stella, stramazzando poi al suolo come conseguenza del pugno dato alle spalle. 

GLI SVILUPPI
Per Francesco, la cui posizione è stata radicalmente marginalizzata, rimane dunque in piedi l'accusa di rissa semplice (il massimo della pena prevede 309 euro di ammenda). Ad Alberto, a sorpresa, viene invece contestato il reato di lesioni a danno di chi, colpendo con dei pugni la sua auto quella sera per cercare di fermarlo prima che se ne andasse via, si è ferito a una mano. «Alla luce di queste novità - afferma Alberto - per quale motivo ci siamo fatti quattro giorni di carcere? È gravissimo quello che ci è capitato, siamo stati sbattuti in galera e massacrati mediaticamente per una rissa semplice? Mi aspetto ora grande chiarezza». Contento della piega che ha assunto la vicenda è l'avvocato Danilo Riponti, legale degli Stella: «Faremo le opportune verifiche e approfondimenti del caso, riservandoci di valutare con accuratezza gli atti prima di esprimerci in maniera definitiva. Di certo siamo contenti che sia stato stabilito che si è trattato di una morte naturale e che i miei assistiti non hanno alcun collegamento con quel decesso, che è stato comunque un evento tristissimo».
Giuliano Pavan
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Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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