Samuele, il bimbo nato due volte. Schiacciato da un muletto a 6 anni: «Quella frase terribile dei medici»

Lunedì 3 Agosto 2020 di Elena Filini
Samuele, il bimbo nato due volte. Schiacciato da un muletto a 6 anni: «Quella frase terribile dei medici»
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ZERO BRANCO - «Quali organi intendete donare?». Quando guarda Samuele correre in cortile, smontare motori nel piccolo laboratorio vicino a casa, sorridere e prepararsi per aiutare il padre nel lavoro nei campi, Donatella ha quella frase in mente che le rimbomba. «Signora, ci dispiace, suo figlio è uno di quei casi che non lasciano spazio alla speranza».

Conoscono bene il sapore della via crucis mamma Donatella e papà Andrea. Ed è difficile rimuovere quell'immagine dagli occhi: Samuele che cade sotto il muletto, la tremenda ferita alla testa. E poi i giorni drammatici in terapia intensiva, lo sconforto dei medici e una dichiarazione di morte che - sebbene non del tutto esplicitata - è rimasta a lungo appesa nell'aria. Ma Samuele non voleva morire. Testardo dna, testarda e oscura forza di soffio vitale.

Sono passati 11 anni da quel drammatico 1 luglio in cui il bimbo di Sant'Alberto di Zero Branco è rimasto schiacciato sotto il muletto guidato dalla madre nel giardino di casa. E, contro ogni previsione, contro ogni statistica, Samuele non è soltanto in vita ma è un ragazzo in salute. Normale. Ha subito 30 operazioni, trascorso buona parte della propria infanzia nei centri riabilitativi. Ma cresce bene. E ha tutta l'intenzione di prendersi il futuro che gli spetta. «I medici mi chiedono Samuele come sta. Dovrebbe essere epilettico, farmacodipendente, gravemente malato. Ma non è così. Samuele sta bene. Vedendo la sua cartella clinica è una cosa incredibile» spiega il padre. È il tramonto, Samuele gioca nell'aia di quella casa colonica immersa nella campagna trevigiana. La mamma sta riportando il muletto. Il sole è basso, nell'abbaglio non vede il piccolo che finisce sotto il macchinario. Il bimbo è immobile, la testa schiacciata. A destra il cranio è esposto e fratturato fino all'altezza dell'arcata orbitale. Sopra l'orecchio sinistro è fuoriuscita materia grigia, dentro sono confluite schegge e terriccio col rischio, anche in caso di sopravvivenza, di infezioni devastanti. Il sangue freddo dello zio paterno, Claudio, è fondamentale. L'uomo rimuove subito il muletto e riduce l'enorme pressione che grava sulla testa del piccolo. Scatta il ricovero ma le condizioni di Samuele sono comunque disperate. Non è clinicamente morto, ma nulla dimostra che sia davvero vivo se non il battito cardiaco, indotto, e la respirazione, assistita. Sono scomparsi perfino i riflessi vitali. Le terminazioni nervose, assenti; le pupille, spente, inchiodate nel nulla. Il finale sembra già scritto. Ma non è così. 

LA SECONDA VITA
Oggi Samuele ha 17 anni, studia al terzo anno di meccanica al Giorgi, adora i motorini e vuole seguire le orme del padre nell'azienda di famiglia che si occupa di servizi agricoli per conto terzi. Dagli sfalci alle potature. «Di quello che è accaduto ricorda perfettamente il prima, e poi tutto ciò che segue il risveglio dal coma» continua il padre. «Quando incontriamo conoscenti e amici che ci chiedono come stia, lui tace e ascolta. È accorto ma non spaventato. Forse ha sviluppato una forma di indifferenza difensiva». Il ritorno alla normalità è stato lunghissimo. «L'incidente è avvenuto mercoledì 1. luglio 2009 e giovedì al colloquio il medico ci ha parlato della donazione -riprende Donatella- io, di getto ho detto togliete tutto quello che è possibile togliere per far vivere altri bambini. Poi però la forza della sua ostinazione e un intero ospedale che ha sofferto e combattuto con noi ha vinto su una diagnosi che sembrava già stabilita. Samuele è stato salvato dal dottor Teardo del Suem, dall'intervento del dottor Nascimben, all'epoca primario del reparto di neurorianimazione, dalle cure dell'ex primario di Pediatria dottoressa Agostini che oggi per lui è come una zia. Il dottor Berna nei diversi interventi ha ricostruito il volto: è venuto anche alla sua Cresima. E cosa dire del dottor D'Arsiè che gli portava galline, cani e gatti in corsia sapendo del suo amore per gli animali? Un giorno è persino arrivato con un porcellino». A rimetterlo definitivamente in piedi è stata la riabilitazione alla Nostra Famiglia di Conegliano. Il risultato? Samuele è ancora un ragazzino attivo con una grande forza, dorme poco, vive fuori in giardino la passione dei motori, non ama andare a scuola ma ci va e studia lo stretto necessario, non ha avuto difficoltà. Cinque ulteriori operazioni gli hanno restituito anche l'occhio sinistro. 

DOPPIO TRAUMA
«Non ho mai voluto nascondergli nulla. Sono sempre stata sincera con i figli, ma nessuno di noi ha voluto dare troppa importanza alla malattia. Fondamentale è stato per tutti noi l'aiuto degli psicologi». Samuele è stato sempre sostenuto dalla scuola e dai compagni delle elementari, che sono oggi i suoi più cari amici. Donatella ha però dovuto gestire un doppio trauma: su quel muletto c'era lei. «È stato terribile. Ma ho giurato a me stessa che se si fosse salvato gli avremmo dato il massimo, costi quel che costi. Oggi è lui che mi dà la forza di andare avanti». Oggi i genitori di Samuele guardano con profonda partecipazione alla vicenda di Gianni e Valentina e del piccolo Tommy. «È andata nel peggiore dei modi. Non esiste dolore più grande nella vita che perdere un figlio. Lo so perchè l'ho provato. Noi siamo stati un'eccezione. Che sfugge alle regole della clinica e della scienza». 
Ultimo aggiornamento: 14:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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