TREVISO - Maschere stampate in 3D per curare i bambini vittime di ustioni al viso. C'è anche una componente trevigiana nel progetto pilota sperimentato dal centro di riabilitazione pediatrica Romans Ferrari di Lione: a fornire le apparecchiature, infatti, è stata la 3DZ, azienda specializzata con sede centrale a Castelfranco Veneto.
LA SFIDA
È così che il centro Romans Ferrari, prestigiosa struttura di rieducazione pediatrica che si occupa da molti anni di bambini gravemente ustionati, cerebrolesi e politraumatizzati, ha interpellato e coinvolto gli studenti dell'Ecole Centrale de Lyon e la sede francese di 3DZ. Si è dunque arrivati a ideare un processo alternativo: invece del modello in gesso, si effettua una scansione tridimensionale del viso. Da questi dati si realizza la protesi grazie ad una stampante 3D. Il tutto senza nemmeno toccare la faccia, quindi in maniera non invasiva e al tempo stesso più precisa. Il progetto sperimentale è stato portato a termine nei primi mesi del 2022 con ottimi risultati, apprezzati dal personale medico e dai pazienti. Si tratta di nuovo sistema che il centro medico francese ha deciso dunque di utilizzare al posto del vecchio metodo con il calco in gesso.
LA RISORSA
«Da diversi anni sognavamo di poter arrivare a realizzare lo stampo per le cure senza dover far subire al paziente un contatto diretto con la pelle ustionata» racconta Christophe Debat, direttore del Centro Romans Ferrari. La collaborazione tra 3DZ, 13 filiali tra Italia, Europa e Medio Oriente, capace di servire 2.700 clienti con oltre 2mila stampanti 3D installate, oltre a scanner e software appositi, l'istituto transalpino è stata anche premiata alla fiera Global Industrie, la manifestazione francese più importante per il settore industriale. «Ci rendiamo conto che questo mondo sta cambiando spiega Patrick Ferraris, direttore di 3DZ France - Vedere quello che siamo in grado di curare e inventare grazie a ciò che abbiamo sviluppato nella catena di produzione 3D completa è qualcosa di magico. In questo progetto, l'innovazione è al servizio del benessere dei pazienti». E già si guarda ai possibili sviluppi futuri: scansionare un volto e stamparlo a distanza, per creare un tutore di compressione anche quando ci si trova a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza, oltre a applicare questa tecnologia anche per altre parti del corpo.