Lorenzo, l'eroe che ha preso al volo la bimba caduta dal balcone: «L'ho vista appesa nel vuoto, dovevo salvarla»

Giovedì 23 Giugno 2022 di Maria Elena Pattaro
Lorenzo Tassoni
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TREVISO - «Mi chiamano eroe, ma io ho fatto solo quello che dovevo. Davanti agli occhi ho ancora l’immagine di quella bambina minuscola appesa con una manina al terrazzo del secondo piano. E continuo a pensare a cosa sarebbe successo se avessi mancato la presa». Invece Lorenzo Tassoni, 28 anni, originario di Venezia, ma residente a Treviso, a San Zeno, è l’autore di quello che a Sant’Antonino tutti considerano un miracolo: ha salvato la vita a una bimba di 4 anni.

L’ha afferrata al volo mentre precipitava dal balcone di casa. Una tragedia sfiorata. Lorenzo è laureato in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale a Padova. Adesso lavora come addetto museale a Venezia, a Palazzo Manfrin, lo storico edificio affacciato sul rio di Cannaregio e recentemente acquistato dall’artista di fama internazionale Anish Kapoor.

Lunedì pomeriggio Tassoni era nel posto giusto al momento giusto. E non ha esitato. La bambina, figlia di una coppia tunisina, si era fiondata in terrazza. Il papà e la baby sitter l’hanno persa di vista per un attimo. In quei pochi secondi la piccola è uscita e il tablet con cui giocava le è scivolato dalle mani e lei si è arrampicata sulla ringhiera nel tentativo di recuperarlo. Ma è precipitata nel vuoto. Soltanto le braccia di Lorenzo le hanno evitato un impatto con l’asfalto che rischiava di esserle fatale.

Lorenzo, come ti sei accorto del pericolo?
«Stavo andando a ritirare la bicicletta che avevo portato ad aggiustare: la ruota si era forata proprio un’ora prima. Ho sentito un tonfo alle mie spalle. Mi giro e vedo un tablet per terra, distrutto. D’istinto alzo gli occhi per capire da dove era precipitato. Vedo una bambina appesa per un braccio al terrazzo del secondo piano. Era minuscola». 

La piccola gridava aiuto?
«No, piangeva e aveva una smorfia di terrore che non dimenticherò mai. Quella notte non ho chiuso occhio ripensando alla scena». 

Tu che cosa hai fatto?
«Ho fatto uno scatto in avanti con le braccia protese. Per attutire la caduta. Lei si è staccata ed è volata giù. Ha sbattuto contro il balcone del primo piano, rallentando la caduta. Quella frazione di secondo mi ha permesso di afferrarla. Poi ho appoggiato i suoi piedi sui miei per capire se riusciva a camminare».

Che cosa hai pensato in quel momento?
«Niente. Ricordo di aver urlato “Ti prego, ti prego no”. È stata un’esperienza scioccante. Solo a forza di raccontarla sto cominciando a rendermi davvero conto di quello che ho fatto».

La bimba come ha reagito?
«Si è staccata da me, è corsa a prendere il tablet ed è scoppiata a piangere vedendo che era rotto. Mi sono messo a piangere anch’io per la tensione, l’emozione e il sollievo di averla salvata. Lei non si era resa conto del pericolo». 

I genitori della piccola invece si sono accorti eccome della tragedia sfiorata...
«Sì il papà è corso fuori e mi ha abbracciato. La mamma è arrivata in bici poco dopo, quando c’erano già l’ambulanza e la polizia. Si è messa a gridare, temendo il peggio. Poi mi ha detto grazie e mi ha addirittura baciato i piedi».

La prima persona a uscire è stata invece una baby sitter: cosa vi siete detti? 
«Io le ho detto di chiamare il 118: lei non era molto convinta, ma io ho insistito e ho telefonato. Volevo essere sicuro che la bambina non avesse conseguenze».

Il salvataggio ha fatto molto scalpore a Sant’Antonino, anche perché è successo sulla strada principale. Qualcun altro è accorso? 
«Sì, un signore che si è complimentato con me. Mi ha detto: “Bravo! Sei un grande”. Ma in realtà il suo comportamento mi ha dato tanto fastidio perché ha iniziato a insultare la baby sitter dicendo che loro, gli stranieri, non sanno badare ai loro figli. Invece è una distrazione che può capitare a tutti, indipendentemente dalla nazionalità».
 
Una volta sicuro che il salvataggio fosse andato a buon fine, cosa hai fatto? 
«Ho telefonato a mio papà e gli ho raccontato brevemente quello che era successo. Io per primo non ci credevo. Ci siamo messi a piangere insieme al telefono. Poi sono andato a prendere la bici  e sono tornato a casa, sconvolto». 

Il tuo intervento è stato davvero provvidenziale...
«Già, è stata una cosa incredibile. Ci sono state coincidenze pazzesche: a ripensarci mi vengono i brividi. Mi si era forata la ruota un’ora prima e sono andato a farla riparare nel negozio vicino al condominio in cui abita la bambina. Poi sono tornato a riprenderla facendo una strada diversa, trovandomi a passare proprio sotto casa sua quando stava per cadere giù». 

La bimba sta bene: è praticamente illesa grazie a te. Come ti senti? 
«Sollevato. Sapere che sta bene mi riempie di gioia: temevo che potesse avere dei traumi o delle emorragie interne dopo aver sbattuto contro il terrazzo del primo piano. In tanti mi definiscono un eroe ma a me non interessano i riflettori: l’unica cosa che conta davvero è che non si sia fatta male. E in futuro mi piacerebbe passare a trovarla. Questo salvataggio mi ha segnato in modo indelebile».

Ultimo aggiornamento: 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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