TREVISO «Treviso è come un ring: ci si dà appuntamento per regolare i conti e si attacca rissa.
COME LE PARTITE
Tutti con lo smartphone sempre a portata di mano. Invia Zorzetto davanti al Pam una decina di giovanissimi fa capannello attorno alla pattuglia della polizia locale. E’ uno dei punti di ritrovo: escono dal supermercato con lattine, tramezzini, patatine e quando si allontanano rimane a terra un tappeto di cartacce. Tra loro ci sono anche teste calde: sanno di essere controllati a vista, non solo dagli agenti schierati in strada ma anche dagli occhi elettronici. A volte scattano risse-lampo: il tempo di sferrare un pugno e poi i picchiatori si dileguano. Invece gli scontri organizzati sono annunciati con anticipo sui social. Immagini di violenza che spesso innescano un secondo round. Un fenomeno che Treviso ha imparato a conoscere a fine estate. «Funziona come le partite di calcio - spiegano Giada, Virginia e Alessia -. Ci si dà appuntamento per picchiarsi. Tra singoli ragazzi, tra gruppi di paesi diversi o anche tra scuole. Treviso è il campo di scontro. A volte spuntano anche coltelli o tirapugni». Bulli organizzati. E pericolosi: «Mi è successo di tirare fuori un’amica da una rissa. Se ti ci trovi in mezzo non è piacevole».
«FANNO I GANGSTER»
Sono le 6, l’ora in cui il fiume di ragazzi inizia a fluire verso la stazione della Mom. E’ questa la polveriera. Due pattuglie, una della guardia di finanza, l’altra dei carabinieri vigilano silenziose. Sotto i portici Sara, 17 anni, sta ridendo con tre amiche. Ma l’espressione si fa seria quando parla delle baby gang: «Fanno i gangster ma sono degli sciocchi. E intanto la città si fa una cattiva fama». Alle 19 gran parte dei giovanissimi è sulla via di casa. Non tutti. Ibrahim, Francesco, Dela, Elia e altri amici sono ancora seduti sulla scalinata del Duomo. Elia tiene stretto il suo borsello blu elettrico: «Due sabati fa dei ragazzi marocchini hanno tentato di rubarmelo, proprio qua dietro. Mi hanno strattonato ma io non ho ceduto. Mio fratello ci ha parlato e oggi quando li ho incontrati mi hanno chiesto scusa». Non sempre c’è il lieto fine nei sabati sopra le righe degli adolescenti trevigiani.