Babbo Natale arriva con l’aereo storico e porta i regali ai bimbi delle scuole

Sabato 22 Dicembre 2018 di Laura Bon
La festa al campo volo di Nervesa con il Babbo Natale volante
Hanno compiuto, in pullman, la distanza, per loro enorme, che separa la loro scuola materna, la Bricito di Treviso, dall’aviosuperficie di Nervesa. Lì, sono stati spettatori, ma anche protagonisti, di un’esperienza che, probabilmente, racconteranno ai loro figli e ai loro nipoti. In quell’angolo di paradiso in riva al fiume, dove la natura domina e anche una fredda giornata invernale ti riscalda il cuore, è arrivato Babbo Natale. Ma non a piedi o in auto, a cavallo o in carrozza.È atterrato invece a bordo di un aereo degli anni trenta, dopo aver sorvolato il cielo mentre gli occhi dei bambini si riempivano di meraviglia, nell’indicarlo con il naso all’insù e nel rispondere al saluto che arrivava dall’alto. 


Un’esperienza incredibile per loro, ma anche per quegli adulti che hanno assistito al momento. Impossibile infatti non farsi pervadere dall’entusiasmo dei piccoli, che hanno cominciato con il chiedersi dove fossero le renne, ma sono stato poi appagati dalla risposta di un’insegnante, secondo cui erano semplicemente stanche. E subito hanno stabilito l’itinerario del Grande babbo, partito dalla “montagna dei ghiacci” e arrivato fin lì dove, però, il rumore dell’aereo ha fatto pensare a qualcuno che avesse “rotto il motore”, a qualche altro (e questo è l’aspetto meno poetico) che ci fosse “una bomba”. Non così grave, però, da far dimenticare i buoni cioccolatini offerti e la simpatia del grande vecchio, cui qualcuno ha toccato la barba, qualche altro è salito in braccio, mentre i più spavaldi si sono spinti fino a un invito a casa loro (magari con un dono, chissà). Ma chi c’era dietro a tutto ciò? Il nonno di Riccardo, uno dei 90 bambini (72 presenti all’evento) della scuola, Roberto Tomadini, entrato talmente nella parte che neppure il nipotino, che con lui si è fatto fotografare, l’ha riconosciuto. «Altrimenti me l’avrebbe detto», assicura Roberto, socio della Fondazione e grande appassionato di aerei. Ma perché organizzare un evento tanto impegnativo? «Credo -spiega- che queste siano esperienze belle che vanno regalate ai bambini. Le ricorderanno per sempre. Se penso a me stesso, ricordo ancora l’epifania del 1948. Mio papà vinse, in piazza Dei Signori, un grande cavallo a dondolo di cartapesta e lo mise in casa per farmelo trovare. Quel giorno mi ero svegliato alle sei per vedere la Befana, e quando scoprii quel regalo svegliai tutta la casa». E probabilmente anche i piccoli non dimenticheranno quell’immagine, le foto vicino all’aereo, i canti e le poesie regalati al Babbo di tutti, che dopo averli salutati è ripartito per il suo lungo viaggio.Non senza, però, aver lanciato un messaggio chiaro. Non ai bambini ma agli adulti. «Questo -afferma Tomadini- è il primo evento ufficiale dopo l’alluvione di fine ottobre. Abbiamo lavorato per mesi dalle sei del mattino per sistemare l’aviosuperficie, che era invasa dall’acqua e dal fango. Lo abbiamo fatto perché amiamo questo posto, amiamo gli aerei e siamo consapevoli che non esiste nulla di simile in Europa. Anche se tutto sembra in ordine, però, c’è ancora molto da sistemare: ci sono aerei in legno e tela rovinati dal fango e non solo. Uno è stato rottamato. Speriamo che qualcuno ci venga incontro rendendosi conto del danno subito ma anche del valore del luogo». Insomma, forse anche gli appassionati della Jonathan Collection e il loro presidente Giancarlo Zanardo avrebbero bisogno di un Babbo Natale tutto per loro. Per il bene di tutti. 
Ultimo aggiornamento: 09:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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