GODEGA - Vendemmiatori, ma anche magazzinieri, conduttori di muletti, addetti all’imbottigliamento, commerciali e altre figure di lavoratori sempre più difficili da trovare.
LA POSIZIONE
«Le figure che non si trovano sono principalmente quelle relative a mansioni manuali. Andando avanti così molte aziende rischiano di non agganciare la ripresa», spiega l’imprenditore trevigiano, sottolineando come il problema sia diffuso in buona parte del settore. «Offriamo stipendi da 1.200-1.300 euro netti, ma non basta - specifica Bottega - questi lavori manuali, anche se ben retribuiti, molti italiani non li vogliono più fare. Mancano anche mulettisti, magazzinieri, autisti. Questo perché devono fare corsi di formazione, ma anche perché devono assumersi delle responsabilità che con il reddito di cittadinanza non hanno. Con la pandemia tanti preferiscono restare a casa percependo il reddito o la Naspi (disoccupazione), oppure trovano questi lavori troppo stancanti o non accettano il doversi svegliare troppo presto la mattina. Ma non solo, mancano anche addetti al marketing preparati e commerciali con lo spirito del sacrificio e con una visione di lungo termine».
I DUBBI
Il quadro tracciato dai rappresentanti dei lavoratori, però, è divergente: «Noi vediamo un film diverso - conferma Rosita Battain, segretaria generale della Flai Cgil Treviso, il sindacato di categoria dell’agroalimentare - Il settore mostra un’alta mobilità e i nostri uffici trattano moltissime pratiche di dimissioni volontarie da parte di lavoratori, che si trasferiscono da un’azienda all’altra perché, come motivano loro stessi, sono state proposte loro condizioni migliori e possibilità di crescita lavorativa. A riprova che se vengono offerti contratti adeguati al profilo professionale richiesto e stabili, non solo per impieghi precari a termine, le persone disponibili ci sono». La “concorrenza” del reddito di cittadinanza? «Non dimentichiamo che è limitato nel tempo e al massimo può arrivare a 780 euro al mese, peraltro, al di là di truffe al Fisco, la cifra piena va solo a chi è in condizioni di particolare disagio. Mi pare strano che tanti, per questo, rifiutino di fronte ad un regolare stipendio da 1.300 euro».