L'azienda è in crisi, 30enne si uccide
gettandosi dalla diga del Vajont

Sabato 29 Dicembre 2012 di Roberto Ortolan e Bruno De Donà
Morto dopo un volo di 82 metri (foto archivio)
TREVISO - Ha deciso di farla finita gettandosi nel vuoto. Un volo terrificante di 82 metri, dalla diga del Vajont nel Comune di Erto e Casso (Pordenone). morto cos Luca Rossi, 30 anni, ingegnere elettronico. Era originario di Quinto, ma abitava a San Giuseppe di Treviso, con la moglie e le due figliolette di 4 e 6 anni. Una tragedia senza fine che ha lasciato sgomenti i genitori, la compagna e i fratelli.



Ha lasciato un biglietto per cercare di spiegare il motivo della sua decisione senza ritorno: «Vi chiedo scusa. Perdonatemi», ha scritto rivolgendosi alle persone che più amava. Nel messaggio Luca ha fatto riferimento anche ai problemi di lavoro, alla propria azienda informatica in crisi che stava per chiudere. Un peso e un’angoscia che non riusciva più a sopportare. A giorni - da quanto riferito dal padre ai carabinieri - avrebbe intrapreso una nuova avventura professionale, andando a lavorare nell'officina meccanica di famiglia.



Nella lettera Luca ha anche espresso le proprie ultime volontà spirituali, chiedendo di essere cremato. «Vorrei che le mie ceneri fossero sparse dalla diga». Un luogo che conosceva bene, avendo studiato a Longarone, e al quale era rimasto legato. Per questo, probabilmente, lo ha scelto per togliersi la vita.

Luca Rossi si è allontanato da casa giovedì pomeriggio. Ha raggiunto Erto e Casso e ha parcheggiato l’auto a cento metri dalla diga. Ha poi lasciato la lettera d’addio nell’auto, dove è stata trovata dai carabinieri, che ieri sera hanno rotto il vetro di un finestrino, autorizzati dal padre, per recuperarla. Ha poi inviato un sms alla moglie. Poche parole colme di tristezza e amarezza. Quasi un commiato. Poi si è lentamente diretto alla diga da dove si è lanciato nell’orrido del torrente Vajont. Qualche ora più tardi è scattato l’allarme. Grazie al messaggino inviato alla moglie i carabinieri sono riusciti, utilizzando le celle della telefonia mobile, a scoprire da dove Luca lo avesse inviato. Il cellulare di Luca si era agganciato da Erto e Casso. Intorno alle 15 il Soccorso alpino della Valcellina e di Longarone, con gli speleo sub dei vigili del fuoco di Pordenone, e i carabinieri di Cimolais, diretti dal comandante Luigi Ricciardi, hanno iniziato a perlustrare l’orrido della diga. Alle 19.30 la tragica scoperta del corpo senza vita del 30enne ingegnere elettronico.



Poi solo dolore e lacrime. Il padre e i fratelli, sconvolti, hanno assistito alle operazioni di recupero della salma, rese difficili dalla zona impervia e dal buio.
Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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