CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) - Intascavano le caparre per auto importate dalla Germania mai consegnate, sparendo poi nel nulla.
IL RAGGIRO
L'indagine era scattata esattamente tre anni fa, nel dicembre del 2018, dopo la segnalazione di molteplici truffe subite da clienti trevigiani, vicentini, padovani e non solo, che si erano affidate alla concessionaria Autokew srls di Montecchio Maggiore per acquistare automobili. La tecnica era sempre la stessa. Gli acquirenti, dopo aver preso visione dei veicoli tramite gli annunci su internet e aver effettuato dei giri di prova direttamente in concessionaria, avevano consegnato agli indagati, stando alla ricostruzione della Procura, in contanti o tramite assegni e bonifici, la bellezza di oltre 1,2 milioni di euro complessivi a titolo di caparra o saldo. Salvo poi scoprire, nel giorno della consegna del veicolo, che i gestori della concessionaria si erano dileguati, facendo sparire dal piazzale tutti i veicoli.
GLI ACCERTAMENTI
Dopo le denunce dei malcapitati, la Procura di Vicenza ha ricostruito le tessere del puzzle fino ad individuare in Stevan il capo dell'associazione a delinquere. «I successivi approfondimenti investigativi - spiegano gli investigatori - hanno portato, da un lato, ad accertare condotte di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, poiché le somme di denaro accreditate a titolo di caparra, o a saldo, sui rapporti bancari della concessionaria Autokew erano state distratte a favore di conti esteri - talora utilizzati per l'acquisto di altre autovetture, mai pervenute tuttavia nella disponibilità della società o comunque intestate a terze persone. Dall'altro, dopo il fallimento dell'impresa, la Procura ha ricostruito fatti plurimi di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, documentale e per operazioni dolose». . L'Autokew era solo una delle società utilizzate da Stevan, a lui riconducibili nonostante fossero formalmente amministrati da consapevoli prestanome, come Campagnolo. Molte di queste erano utilizzate per effettuare fatture inesistenti, utilizzando il sistema del falso utilizzatore finale per evitare gli obblighi di versamento delle imposte, evadendo, calcola la Procura, 1,1 milioni di euro di Iva.