Redditi in crescita nel trevigiano ma aumenta l'inflazione Ecco cosa sta succedendo

Giovedì 1 Giugno 2023 di Mattia Zanardo
Redditi in crescita nel trevigiano ma aumenta l'inflazione (foto Unsplash)

TREVISO - Aumenta il reddito medio pro capite dei trevigiani, però non in modo uniforme per tutte le classi. E soprattutto, per lavoratori dipendenti e pensionati la crescita non è sufficiente a compensare l’impatto dell’inflazione nell’ultimo anno e mezzo. Negli ultimi otto anni, secondo l’analisi promossa dalla Cgil di Treviso, l’imponibile complessivo dichiarato in provincia è cresciuto di poco meno di 2,1 miliardi di euro: dopo il calo di quasi 324 milioni registrato nel 2020, in corrispondenza del culmine dell’emergenza Covid e del conseguente lockdown (quando chiusure e cassa integrazione hanno ridotto gli introiti), dall’annualità successiva l’ammontare è tornato a salire, sfiorando i 14 miliardi e mezzo nel 2021 e superando così i livelli pre-pandemia. A fronte di un aumento del numero dei contribuenti di 21.745 unità, il valore medio pro capite ha raggiunto i 22.945 euro all’anno, 2.600 in più rispetto al 2014


LE DIFFERENZE
L’incremento, tuttavia, non è stato eguale per tutti. Chi può contare su un reddito da lavoro dipendente o assimilati, in questo lasso di tempo, ha infatti dichiarato in media 1.415 euro in più (nel 2021 l’importo annuo consisteva in 22.779 euro a testa). I 730 dei pensionati sono cresciuti di 2.569 a testa, frutto anche del progressivo ricambio di persone molto anziane, in genere titolari di assegni più bassi, con altre andate a riposo con trattamenti migliori. In provincia, restano comunque 80mila residenti in quiescenza con un assegno mensile inferiore a mille euro. Ma il vero e proprio balzo l’hanno compiuto i lavoratori autonomi della Marca: in otto anni la loro dichiarazione fiscale si è ingrossata di 25.731 euro, passando da 40.064 a 65.795 euro ciascuna.

Non solo, la diversa “velocità” riguarda anche i vari scaglioni di reddito: per quanti già dichiaravano entrate oltre i 120mila all’anno, l’importo medio si è irrobustito di 12.100 euro rispetto al 2014. 


IL CAROVITA
Inevitabile che pure il caro- vita colpisca in maniera differente. Dopo essere rimasta entro limiti fisiologici, dall’anno scorso l’inflazione, come noto, ha registrato un’escalation di 14 punti. «A subire il contraccolpo maggiore sono proprio lavoratori dipendenti e pensionati - spiega la ricercatrice Annarita Contessotto, curatrice dello studio - Per i primi la perdita del potere d’acquisto supera i 3.200 euro annui, per i secondi gli 850 euro, mentre per le altre fasce l’effetto è di fatto ininfluente». Tradotto: nonostante l’incremento dei valori medi complessivi, la “ricchezza” reale di queste categorie si è ridotta. «La forbice si allarga sempre più - commenta Mauro Visentin, segretario generale della Cgil Treviso - L’inflazione, in pratica, si mangia due buste paga in un anno, mentre per i redditi più alti, pur diminuendo il numero dei contribuenti, cresce l’ammontare totale. In altre parole, anche nella nostra provincia, i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri». 


GLI INTERVENTI
L’organizzazione sindacale rilancia l’urgenza di intervenire sull’evasione fiscale (gli stessi dati citati si riferiscono naturalmente ai redditi dichiarati) e sugli extraprofitti delle grandi aziende e di rafforzare stipendi e pensioni: «La flat tax proposta dal governo premia circa il 6% dei contribuenti trevigiani - attacca Vigilio Biscaro, leader dello Spi, la sigla dei pensionati - lavoratori dipendenti e in pensione rappresentano oltre i tre quarti dell’imponibile dichiarato. La mancata crescita di salari e pensioni è il vero male della società italiana: oggi sono 7-800 euro al mese al di sotto della media dei principali paesi concorrenti». Anche per il 2022 si prevede un ulteriore incremento dei redditi complessivi, spiega Paolino Barbiero, «anche se c’è il rischio di una frenata a causa della fine dei bonus e di chi è rimasto vittima di truffe e speculazioni come quelle sui bitcoin». Con riflessi anche sul gettito pubblico: dopo la flessione nel periodo Covid, anche le addizionali comunali e regionali, legate all’imponibile, nel 2021 hanno recuperato rispettivamente 6,4 e 11,9 milioni. «La fotografia dei redditi dice che le cose non vanno male - conclude Visentin -, ma la crescita è disomogenea: come nella media dei Trilussa, dobbiamo evitare che qualcuno abbia due polli e un altro muoia di fame». 

Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci