TREVISO - La farina scarseggia. Vanno a ruba anche fette biscottate e carta igienica. Mentre in molti casi l'olio di semi è già stato razionato. La paura per la guerra in Ucraina ha già portato i trevigiani a svuotare parte degli scaffali dei supermercati. Ci si concentra sui prodotti che potrebbero mancare a causa del conflitto: a partire da quelli che hanno come base il grano. In più, c'è il nodo del caro-energia. Alcune cartiere, comprese quelle della Pro-Gest di Istrana, si sono temporaneamente fermate per non produrre in perdita.
Olio di semi, farina e beni primari: i prodotti più comprati
«È cresciuta la domanda per alcuni prodotti specifici spiegano dai supermercati e le forniture per ora non riescono a seguirla». Per l'olio di semi si sono messe le mani avanti. Il supermercato Alì di Zero Branco ha limitato l'acquisto a un massimo di 3 bottiglie per cliente. Al Prix di Quinto si può arrivare a 5 bottiglie: A fronte della situazione internazionale, per evitare accaparramenti e consentirne a tutti l'acquisto. Al Mega di Quinto il limite scende a 2 bottiglie. E così via. Il governo sta lavorando per trovare altre risposte. Tra il caro-energia e l'aumento del costo delle materie prime, però, il settore dell'agricoltura è già in allarme. La Cia-agricoltori italiani chiede incentivi per la semina di mais, l'eliminazione delle accise sul gasolio, la ristrutturazione dei debiti e lo sblocco dei fondi per le agro-energie. «Gli agricoltori non possono aspettare oltre», mette in chiaro Salvatore Feletti, presidente Cia di Treviso. L'altro fronte riguarda l'accoglienza dei profughi. Sono 1.000 quelli già arrivati nella Marca. Per metà minorenni. Quasi tutti hanno raggiunto parenti e amici. Ma ci si attende fino a 10mila arrivi. E così si sta preparando un sistema di accoglienza strutturato.
La questione accoglienza dei profughi
La Prefettura ha definito un accordo per consentire anche ai Comuni di gestire in modo diretto eventuali accoglienze. I municipi potrebbero coinvolgere le associazioni di volontariato. Ma la risposta è fredda. «È una strada difficile alla luce delle risorse e del personale a disposizione dei Comuni», avverte Paola Roma, sindaco di Ponte di Piave e presidente della conferenza dei sindaci dell'Usl. «Non si può scaricare tutto sui Comuni, che sono già in difficoltà sottolinea Mariarosa Barazza, presidente dell'associazione dei Comuni della Marca siamo pronti a fare la nostra parte, ma con le istituzioni accanto. E chiediamo più fondi per consentire ai municipi di far fronte all'aumento delle bollette. Altrimenti si rischia il taglio di servizi». Intanto le famiglie che hanno già accolto nelle loro case profughi dall'Ucraina hanno iniziato a chiedere aiuto proprio ai municipi. Servono contributi per le spese. «Ma al momento non ci sono fondi specifici» sottolinea Roma.
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Raccolta fondi per chi accoglie i rifugiati ucraini
Nel frattempo a Ponzano ci si arrangia. «Raccoglieremo fondi per sostenere le famiglie che stanno già ospitando profughi annuncia il sindaco Antonello Baseggio formeremo un tavolo permanente per l'emergenza, composto dagli assessori a da un rappresentante per ogni gruppo in consiglio, più le associazioni come la Caritas, per aiutare queste famiglie attraverso un soggetto terzo». Parallelamente sono arrivati i primi profughi nell'ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene, ora trasformato in un hub per la prima accoglienza temporanea (fino a 5 giorni) con 100 posti letto. E la Prefettura ha avviato la ricerca di operatori economici ai quali affidare la gestione di nuovi centri di accoglienza: 50 posti in centri collettivi e altri 50 in un rete di abitazioni con la formula dell'accoglienza diffusa. In questo caso il prezzo di base varia da 24,57 a 29,30 euro al giorno per profugo, più una quota di 300 euro per le prime necessità.