L'ex sindaco Gian Paolo Gobbo: «L’Appiani ci ha salvato dai buchi neri»

Giovedì 20 Febbraio 2020 di Paolo Calia
L'ex sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo difende la scelta di realizzare la Cittadella delle Istituzioni dell'Appiani
TREVISO - «Basta criticare. Per fortuna che in quegli anni la Fondazione è venuta in soccorso di Provincia e Comune realizzando l’Appiani, altrimenti adesso sì che avremmo enormi problemi di buchi neri». E ancora: «Mi dispiace che sia finita così con la Camera di Commercio, ma abbiamo degli obblighi di bilancio precisi da rispettare. E comunque ci sono grosse società, multinazionali e importanti studi interessati a entrare nella cittadella». Un Gian Paolo Gobbo a tutto campo fa il punto della situazione dopo la rottura definitiva tra Fondazione e Camera di Commercio, rapporto schiantatosi contro la torre C dell’Appiani, quella che sarebbe dovuto diventare la nuova sede dell’ente camerale e che rischia di non diventarlo mai. Ma non solo: l’ex sindaco, e attuale vicepresidente del cda di Fondazione, ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa mandando messaggi non proprio “cifrati” a chi continua, a distanza di anni, a criticare la realizzazione della cittadella.
 
Gobbo, adesso che l’offerta della Camera di Commercio per la torre C è stata respinta si rischia di avere un altro buco nero in città?
«Non penso proprio. C’è tanto interesse attorno alla cittadella. Il danno sarebbe stato continuare all’infinito con il tira e molla tra noi e la Camera di Commercio, continuando a tenere la torre vuota. Spero sempre in un loro ripensamento, ma almeno adesso c’è chiarezza».
Il presidente Pozza ha detto di non poter spendere i 30 milioni richiesti da Fondazione.
«Ma quella valutazione l’hanno fatta loro. Che poi ne hanno fatta un’altra dai valori più bassi e che noi non potevamo accettare. Attualmente, all’Appiani, si stanno vendendo spazi a tremila euro al metro quadrato, non potevamo vedere a loro a mille euro in meno. Ma spero sempre che ci ripensino. Ripeto: non mancano i soggetti interessati a entrare nella cittadella acquistando o in affitto».
Cittadella dell’Appiani senza pace. Costantemente criticata. A distanza di anni è ancora convinto che sia stata una buona idea costruirla?
«Sì. Fondazione, all’epoca, aiutò Comune e Provincia. Per legge dovevamo garantire una sede alle istituzioni come questura, guardia di finanza che stavano in sede ormai impresentabili. Ma noi non avevamo risorse per farne di nuove, le aveva Fondazione che ha anche riqualificato un intero quartiere. Senza il progetto Appiani, oggi, avremmo buchi neri difficili da gestire». 
Ma non mancano le critiche.
«Basta con questi corvi che, solo oggi, si lamentano di tutto. All’epoca eravamo tutti d’accordo».
Tutti?
«Sì, tutti. Mi ricordo una riunione convocata dal capogruppo delle Lega di allora, il compianto Merlin. Riunì tutti i consiglieri di maggioranza per dire che Gentilini si sarebbe dimesso se non fosse passato il progetto della cittadella. E poi ne parlammo in tante occasioni al K3 a cui parteciparono tutti, segretari comunali, provinciali, rappresentanti del movimento in Comune».
L’accusa però non cambia: la cittadella ha svuotato il centro storico.
«Ma lo svuotamento è un processo che ci sarebbe stato lo stesso. Stare dentro le mura è complicato; la maggior parte degli immobili è in mano ad agenzie privare o fondi che non hanno nessun interesse ad abbassare gli affitti. Possono tenere vuoto fino a quando non trovano quello che vogliono. E poi ci sono i grandi centri commerciali, l’e-commerce a complicare la situazione. Portare fuori quegli enti non è stato un errore. Anzi: in anni in cui la crisi cominciava a farsi sentire, Fondazione ha dato lavoro a tante imprese».
Torniamo alla vicenda della torre C: adesso che succede?
«Si vedrà. In cuor mio spero che la Camera di Commercio ci ripensi. Sono loro che devono rivedere la posizione. Noi abbiamo accettato una valutazione e non possiamo tornare indietro. Anche la Fondazione deve dare conto a enti superiori come il Ministero. Adesso però quella torre, per tanto tempo congelata, come i 100 posti auto collegati, torna a disposizione».
Pare che entro breve possano lasciare l’Appiani guardia di finanza e intendenza di finanza, destinate ad andare all’ex caserma Salsa quando verrà riqualificata. In quel caso sì che si creerebbe un problema.
«Nella mia vita politica ho potuto toccare con mano le dinamiche di comuni, province, regioni e ministeri. E, in casi come questi, posso tranquillamente dire che, prima di vederle andare via, ne dovrà passare di acqua sotto i ponti. C’è tutto il tempo per riflettere e trovare le soluzioni migliori. Non è un problema così urgente. E poi, ripeto: le richieste per entrare nella cittadella ci sono. Non diventerà un buco nero».
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