Anziano falciato e ucciso, condannata la campionessa di mountain bike Noemi Pilat

Mercoledì 15 Settembre 2021 di Maria Elena Pattaro
Noemi Pilat

VITTORIO VENETO - Lei era distratta al volante secondo l'accusa. E lui ha attraversato la strada all'improvviso, senza servirsi delle strisce pedonali. Un concorso di colpa fatale: Livio Tonon, 69 anni, la sera del 20 gennaio 2018 perse la vita a Longhere di Vittorio Veneto, falciato dall'auto della giovane Noemi Pilat. Ieri per la 24enne di Tarzo, già campionessa provinciale di mountain bike è arrivata la condanna a 6 mesi di carcere, pena sospesa, per omicidio stradale.

E come sanzione accessoria patente sospesa per un anno.

«MI DISPIACE MOLTISSIMO»
La giovane automobilista, difesa dall'avvocato Stefano Trubian, ha ottenuto uno sconto di pena in virtù della scelta del rito abbreviato. Ieri mattina, 14 settembre, nell'udienza che si è celebrata in tribunale a Treviso la Pilat, all'epoca del sinistro all'ultimo anno dell'istituto Cerletti di Conegliano, ha reso una dichiarazione spontanea di fronte al gup Gianluigi Zulian: «Io quella sera ritengo di essere andata piano. E' comunque una vicenda per la quale mi dispiace tantissimo e che mi ha segnata molto». Tonon era stato travolto alle 20, appena sceso dall'autobus alla fermata di Longhere, in via Della Vallata lungo la provinciale 35, a 200 metri da casa. La Ford Fiesta lo aveva caricato sul cofano. L'uomo è morto all'istante, dopo un volo di circa 30 metri.

CONCORSO DI COLPA
La pubblica accusa, al termine dell'arringa, aveva chiesto la condanna a 8 mesi. Il pubblico ministero ha evidenziato come l'investimento non fosse dovuto tanto alla velocità (l'auto superava di poco il limite dei 50 km orari previsto nel centro abitato) quanto piuttosto alla disattenzione. Tonon stava attraversando in un punto ben illuminato, a passo lento. Ma al tempo stesso il fatto che il pedone non abbia utilizzato le strisce pedonali potrebbe essere stato una concausa del tragico incidente, come poi ha riconosciuto il giudice. La difesa dal canto suo ha puntato proprio sulla condotta dell'anziano, che avrebbe reso inevitabile l'impatto. La sentenza ha stabilito la condanna a 6 mesi tenuto conto del concorso di colpa della vittima, delle attenuanti legate all'incensuratezza e alla giovane età dell'imputata e del risarcimento del danno già erogato ai familiari dell'anziano. Una condanna lieve, quindi che con tutta probabilità sarà oggetto di ricorso in Appello. «Restiamo convinti della totale assenza di responsabilità della mia assistita» - conclude l'avvocato.
 

Ultimo aggiornamento: 08:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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