Uccisa da un'auto nel giorno del compleanno, sentenza ribaltata: l'investitore dovrà risarcire

Lunedì 15 Febbraio 2021 di Giuliano Pavan
La polizia durante i rilievi nel punto in cui la donna era stata colpita dall'auto
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ASOLO - «È un segno lanciato da nostra madre». Ne sono convinte Melissa, Fedora e Barbara, le tre figlie di Anna Furlan, detta “Isetta”, la pensionata travolta e uccisa da un’auto il 9 febbraio 2015 nel giorno del suo 75. compleanno.

Sei anni più tardi infatti, il 9 febbraio scorso, dopo che il tribunale aveva assolto dall’accusa di omicidio stradale un 42enne di Crespignaga, Matteo Bragagnolo, il giudice civile Maria Teresa Cusumano ha ribaltato quella sentenza (che era stata impugnata dal pm ed è in attesa di fissazione in appello, ndr) considerando l’uomo l’unico responsabile della morte dell’anziana condannandolo a risarcire i familiari di Anna Furlan. Non solo le figlie (il marito Luciano Campagnola nel frattempo è venuto a mancare) ma anche i cinque nipoti della pensionata.

IL PROCESSO

Nel procedimento penale che vedeva imputato Matteo Bragagnolo, che aveva sempre sostenuto di non essere riuscito a frenare in tempo ma che la 75enne si trovava già a terra in mezzo alla strada perché investita da un’auto pirata, il giudice aveva riconosciuto l’estraneità del 42enne dai fatti. A supporto della decisione c’era una perizia disposta dal giudice secondo cui le ferite riportate dalla vittima non erano compatibili con l’investimento da parte della Volvo station wagon guidata da Bragagnolo. L’accertamento processuale di fatto avvalorava la versione dell’imputato, ovvero che Anna Furlan, mentre camminava sul ciglio della strada a Casella d’Asolo, a pochi passi dalla sua abitazione, fosse stata investita da un altro mezzo e che Bragagnolo l’avesse poi investita quando era già a terra priva di vita.

LA CAUSA

I familiari non avevano ritenuto opportuno costituirsi parte civile a processo, ma avevano intentato una causa civile parallela assistiti dagli avvocati Urbano Bessegato e Lodovico Fabris. Dal momento che la sentenza d’assoluzione sul fronte penale è stata impugnata dal pm, ha permesso al giudice civile di entrare nel merito della vicenda. Motivo per cui c’è stata la possibilità, tutt’altro che usuale, di ribaltare la sentenza. Secondo il giudice Cusumano infatti il responsabile della morte di Anna Furlan sarebbe proprio il 42enne di Crespignaga. Nelle 30 pagine della sentenza, depositata come detto il 9 febbraio 2021, a sei anni esatti dalla morte e nel giorno in cui la vittima avrebbe compiuto 81 anni, il giudice analizza i vari elementi di prova, compresa la perizia disposta dal tribunale. Ma arriva a una conclusione diametralmente opposta, ovvero che Anna Furlan, se la Volvo si fosse fermata in tempo, sarebbe ancora viva. La donna, stando alla sentenza, sarebbe inciampata mentre camminava lungo il ciglio della strada ferendosi al volto e non investita da un’auto pirata. Mentre si trovava a terra, cercando di rialzarsi, sarebbe stata investita da Bragagnolo. La prova sarebbe proprio nelle ferite riportate dalla pensionata che, secondo il giudice, era seduta con il busto eretto quando la Volvo la colpì in pieno con il paraurti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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